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La digitalizzazione delle piccole imprese italiane mostra segnali di rallentamento a causa della stretta monetaria adottata per contrastare l’inflazione, derivante dalla crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Nel 2024, il 66,8% delle imprese investe nel digitale, un valore in calo rispetto al 70,8% del 2021.
Secondo i dati, gli investimenti aziendali nel 2023 ammontano a 271,4 miliardi di euro, pari al 12,7% del PIL, con il 10,6% destinato alla digitalizzazione nel settore privato non agricolo e non finanziario. Tuttavia, il rallentamento in questo ambito rischia di compromettere la competitività delle imprese, soprattutto in un contesto in cui la trasformazione digitale è sempre più centrale nei rapporti con la clientela, nell’organizzazione del lavoro e nei processi di innovazione.
Un’analisi condotta con il Digital Intensity Index (DII) 2024, elaborato da Eurostat e Istat, evidenzia che il 67,8% delle piccole imprese italiane (10-49 addetti) raggiunge almeno un livello base di digitalizzazione, con un punteggio inferiore di 2,3 punti rispetto alla media UE. Il 22,5% delle PMI italiane registra un’intensità digitale elevata (almeno 7 su 12 tecnologie adottate), un valore inferiore alla media UE (28,3%), ma superiore a quello della Francia (18,2%).
Per sostenere la trasformazione digitale delle micro, piccole e medie imprese, Confartigianato ha lanciato Gate4Innovation (G4I), un Polo per l’Innovazione Digitale che aiuta le aziende a valutare il proprio livello di maturità digitale, identificare punti di forza e debolezza e accedere a strumenti di finanziamento.
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