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In casi di morosità incolpevole le istituzioni potranno garantire contributi, a fondo perduto, fino a 8mila euro per evitare lo sfratto
Il licenziamento, la cassa integrazione o una grave malattia che porta via risorse economiche. Emergenze che possono causare difficoltà nel pagare l’affitto. In questi casi di morosità incolpevole, le istituzioni possono garantire contributi, a fondo perduto, fino a 8mila euro per evitare lo sfratto.
Il protocollo d’intesa — «Misure straordinarie di intervento per ridurre il disagio abitativo» — è stato siglato tra Tribunale, Città metropolitana, Comuni, Regione, Ordine degli avvocati, sindacati e associazioni dei proprietari e degli inquilini. Il provvedimento va incontro alle necessità di cittadini e famiglie colpiti da sfratto per morosità in grado di documentare una diminuzione del reddito. Tra le cause ammesse anche la cessazione di attività libero professionali o di impresa dovute a causa di forza maggiore; infortunio o decesso di un componente del nucleo familiare con significativa riduzione del reddito.
Come funziona il fondo
In tutti i casi l’importo massimo di morosità non deve essere superiore a 10mila euro per gli immobili situati in Comuni ad alta tensione o disagio abitativo; a 7mila per gli altri. Mentre il contributo a fondo perduto potrà arrivare fino ad un massimo di 8 mila e 4 mila euro rispettivamente. Per poter accedere al sostegno è necessario avere un reddito Isee fino a 26 mila euro. «Un aiuto concreto alle famiglie», sottolinea l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Paglia. «Bene — aggiunge — il rifinanziamento da parte del governo del Fondo per la morosità incolpevole. Ma serve di più: bisogna rifinanziare il Fondo per l’Affitto e dare finalmente all’Italia quel Piano casa che manca da troppo». «Dal 2023 — ha ricordato la vicesindaca Emily Clancy — abbiamo stanziato oltre 600mila euro dal bilancio comunale per sostenere le famiglie in difficoltà, evitando lo sfratto a circa 125 nuclei».
Lepore a Bruxelles per l’emergenza casa
Il protocollo è alimentato dalle risorse del Fondo nazionale, nei casi di Comuni ad alta tensione o alto disagio abitativo. Si tratta di 10 milioni per il 2025 e di 20 milioni per il 2026, ripartiti tra le Regioni. A Bologna, intanto, l’affitto resta un’emergenza: secondo ultimo report del sito Idealista porta via il 31% del reddito. E la quota continua a salire. Nel secondo trimestre il prezzo delle locazioni è cresciuto del 3%. Ieri, giovedì 20 febbraio, infine, il sindaco Matteo Lepore, in missione a Bruxelles, ha presentato una iniziativa di 12 sindaci europei (c’è anche Roma) per chiedere alla Commissione Ue di intervenire con urgenza per affrontare la crisi abitativa. L’Unione europea dovrebbe «mettere in campo un piano di emergenza per la crisi abitativa, una vera e propria emergenza in tutte le nostre città. I cittadini ci chiedono di mettere la casa tra le priorità», ha detto Lepore. «Abbiamo bisogno di soldi adesso», ha osservato, menzionando il Pnrr tra le opportunità di finanziamento. Nei prossimi mesi l’alleanza lavorerà a un piano da presentare alla Commissione in cui «dettaglieremo città per città come intendiamo spendere le risorse, per quante abitazioni e per la popolazione da aiutare».
21 febbraio 2025 ( modifica il 21 febbraio 2025 | 19:17)
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