Europa, Sterlacchini dell’Univpm: «Il problema non è l’eccesso di regole»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Carbonia Iglesias
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


ANCONA – La frammentazione esistente tra i Paesi europei, la mancanza di una visione e di progetti comuni, insieme all’assenza di politiche di sostegno, sono i fattori responsabili della «domanda interna molto bassa» e della dipendenza europea dalla domanda che proviene dall’estero. Lo sostiene il professor Alessandro Sterlacchini, docente di Economia Applicata all’Università Politecnica delle Marche. Il riferimento è alla ‘strigliata’ lanciata dall’ex premier e presidente della Bce Mario Draghi a Bruxelles. In un commento pubblicato sul ’Financial Times’ Draghi sostiene «la lunga incapacità dell’UE di affrontare i suoi vincoli sulle forniture, in particolare le elevate barriere interne e gli ostacoli normativi» che stando alla sua tesi sarebbero molto più dannosi per la crescita di qualsiasi tariffa che gli Stati Uniti potrebbero imporre (dazi).

L’esperto dell’Univpm ritiene «condivisibile» il richiamo dell’ex premier sulle «mancate politiche europee di sostegno alla domanda interna al contrario di quanto avvenuto invece negli Stati Uniti» dove sono stati messi in campo interventi anche a sostegno dei consumatori. «Anche sul tema del gas – spiega l’economista marchigiano – si poteva intervenire mettendo un tetto al prezzo, ma non è stato fatto» e a pagarne lo scotto non sono solo le famiglie, ma anche le imprese, in termini di competitività.

«Discutibile invece – prosegue – il passaggio dell’intervento di Draghi nel quale si attribuiscono i problemi all’eccesso di regole che secondo lui limitano la competitività delle imprese europee» che non riescono a tenere il passo con le cinesi e le statunitensi e che «avrebbe ridotto la competitività nei settori ad alta tecnologia, come economia digitale e intelligenza artificiale. Il problema dell’Europa – sostiene – è l’assenza di progetti comuni: non riusciamo a portare avanti investimenti e progetti comuni nei settori tecnologici e nella farmaceutica. In Europa abbiamo grandissime competenze nella ricerca, nelle scoperte scientifiche e nelle applicazioni tecnologiche, ma queste non trovano investimenti adeguati».

Tramite gli investimenti comuni le imprese europee potrebbero invece recuperare competitività, a tal proposito l’economista cita il caso di successo di airbus «un esempio da prendere a riferimento per quanto riguarda le iniziative pubbliche europee». Secondo l’esperto l’Europa, per le stesse ragioni, è indietro anche sul tema intelligenza artificiale, mentre invece «potrebbe creare un nuovo operatore per competere con aziende cinesi e statunitensi. Il rapporto Draghi ha un ‘difetto’ metodologico – dice – prende a riferimento gli Stati Uniti, ma l’Europa è diversa e gli Usa non sono un modello necessariamente vincente, porta infatti a monopoli, che sono sempre negativi per consumatori e imprese che vogliono nascere e svilupparsi, impedisce la concorrenza, mentre il sistema deve essere dinamico».

Contrariamente a quanto sostenuto dall’ex premier le regole che l’Europa è stata in grado di proporre, specie nel campo del trattamento e della tutela dei dati personali sono molto positive, non solo per una questione di privacy, ma anche di monopolio: «Chi gestisce questi dati ha un enorme potere di mercato e si creano non solo problemi di concorrenza ma anche di democrazia». «La frammentazione europea è sempre più evidente» sostiene, evidenziando la necessità di superarla e di mettere in campo «iniziative comuni che possono creare fiducia anche nei giovani» e stimolare le imprese private ad investire, oltre a stimolare la nascita di nuove start up. Anche sul tema della sicurezza e accessibilità dei dati governativi Sterlacchini rivendica l’indipendenza europea dagli Usa.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link