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Sempre più imprenditori avrebbero deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità attraverso il ricorso all’autofinanziamento, apportando capitali propri, di imprenditori e soci, o di terzi attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso. Lo afferma un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

A fine 2011, quando iniziò la crisi dei debiti sovrani, i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a 995 miliardi di euro; verso la fine del 2024 la quota è scesa a 666 miliardi (-329 miliardi) con una contrazione del 33%. Nello stesso arco temporale i depositi bancari delle aziende sono passati da 219 a 519 miliardi (+300 miliardi) pari a un +137%.

Tra il novembre 2011, picco massimo dei prestiti alle imprese, e lo stesso mese del 2024 (ultimo dato disponibile), la maggiore contrazione delle consistenze si è verificata nel Centro (-42,6%) e nel Sud (-42,4%). In termini assoluti la riduzione più importante ha interessato il sud con un calo di 118,1 miliardi. A livello provinciale le flessioni più significative si sono verificate a Siena (-59,1%), Savona (-58,9%), Siracusa (-56,8%), Novara (-53,8%) e Rovigo (-52,4%). Le uniche province che hanno il segno più sono Trieste (+1,4%) e Bolzano (+1,5%). Il dato medio nazionale è stato del -34,9%.





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