Cyber Index PMI 2024: la sfida della sicurezza digitale per le imprese italiane

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Il Cyber Index PMI 2024, promosso da Confindustria in collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), offre una fotografia tanto realistica quanto preoccupante dello stato della sicurezza informatica nelle piccole e medie imprese italiane. Per chi opera nel settore, i risultati non sorprendono, ma evidenziano una criticità che non può più essere ignorata: il livello di maturità nella gestione del rischio cyber è ancora insufficiente.

Il punteggio medio rilevato è di 52 su 100 – ben al di sotto della soglia di adeguatezza. Un segnale d’allarme che richiede attenzione e, soprattutto, azione.

Minacce in evoluzione, difese in ritardo

Nel contesto attuale, le minacce informatiche avanzano a un ritmo doppio rispetto alle contromisure. Ransomware, phishing sempre più sofisticati, deepfake e l’uso criminale dell’intelligenza artificiale generativa sono solo alcune delle minacce che incombono. Le PMI, che costituiscono il cuore pulsante dell’economia italiana, si rivelano spesso obiettivi ideali proprio per la mancanza di strumenti, risorse e strategie adeguate alla difesa.

Cultura e strategia: i veri punti deboli

La questione non è solo tecnologica: il vero divario è culturale e strategico. Non basta installare un antivirus o fare un backup mensile. Serve una visione d’insieme, un piano strutturato. Solo il 15% delle PMI adotta un approccio maturo alla cybersecurity; al contrario, il 38% si affida ancora a pratiche “artigianali”, spesso improvvisate. È come guidare con il cellulare in mano e senza cintura su una strada piena di curve, pensando: “Cosa potrà mai andare storto?”.

Ancora più allarmante è la scarsa capacità di identificare i rischi: il punteggio medio è 45 su 100. In altre parole, molte imprese non sanno quali siano i propri asset critici, quali dati proteggere, né da quali minacce difendersi. Ma se non sai cosa proteggere, come puoi farlo davvero?

La forza della collaborazione pubblico-privato

Il report sottolinea anche un punto cruciale: la necessità di un’alleanza concreta tra pubblico e privato. Nessuna PMI può affrontare da sola uno scenario così complesso. Servono strumenti, supporto, formazione accessibile, incentivi, simulazioni e condivisione di best practice. E serve che le istituzioni siano parte attiva di questo percorso, non solo con regolamenti come la NIS 2, ma con iniziative tangibili.

Allo stesso tempo, le imprese devono superare l’illusione dell’invulnerabilità. La cybersecurity non è solo una questione tecnica: è governance. Deve salire ai piani alti, diventare materia di consiglio di amministrazione.

Cybersecurity come investimento, non come costo

Oggi investire in sicurezza digitale è un’assicurazione sul futuro dell’impresa. Ogni euro speso in formazione, strumenti e processi è un euro che può evitare blocchi produttivi, danni reputazionali, perdite di clienti e sanzioni.

Il Cyber Index PMI 2024 non va letto con pessimismo, ma come una chiara chiamata all’azione. La consapevolezza cresce, anche se lentamente. Ora è il momento di trasformarla in strategia, perché solo attraverso la resilienza digitale possiamo costruire un tessuto economico capace di affrontare le sfide di oggi e pronto per quelle di domani.

Immagine di freepik



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