L’indagine choc sulle imprese: mansioni di 1 dipendente su 10 sostituite dall’intelligenza artificiale

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Più di un lavoratore su dieci, il 10,6%, ha già visto l’intelligenza artificiale sostituire mansioni umane, con un impatto maggiore nelle grandi imprese, dove il dato sale al 13,3%. Il 73,1% ritiene necessaria una formazione sull’intelligenza artificiale, con una domanda più forte fra i dipendenti sotto i 50 anni che “mostrano maggiore consapevolezza della necessità di aggiornarsi”.

Si temono, in futuro, “tagli e riduzione del personale” ma anche la “cancellazione del rapporto umano sul luogo di lavoro, l’omologazione e la perdita di un confronto”. Nel day by day in stabilimenti e uffici, però, c’è anche una consapevolezza delle opportunità che apre la tecnologia: “Maggiore efficienza e riduzione degli errori, riduzione dei tempi di lavoro, possibilità di dedicarsi a mansioni con più valore aggiunto”.

Una fotografia scattata da un sondaggio della Femca Cisl Lombardia, che rappresenta lavoratori di settori strategici, e impattati dall’intelligenza artificiale, come la chimica farmaceutica, il tessile, la gomma plastica, gas ed energia. La campagna di ascolto, attraverso sondaggi inviati agli iscritti al sindacato nelle aziende lombarde, ha raccolto in totale 1.121 risposte utilizzabili ai fini dell’analisi, che consentono di leggere le paure del presente e le prospettive per il futuro.

“L’approccio, nonostante la consapevolezza dei rischi, è in generale positivo – spiega Roberto Scarlatella, neoeletto segretario generale della Femca Cisl Lombardia –. Il cambiamento non va ostacolato ma piuttosto governato, attraverso la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali e un forte coinvolgimento dei sindacati, anche sul fronte della formazione e della riqualificazione del personale. Di fronte a un cambiamento che è epocale va salvaguardata l’etica, noi siamo pronti alla sfida e a cogliere le opportunità”.

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Si aprono sperimentazioni sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per prevenire incidenti sul lavoro, come quella frutto di un accordo firmato fra Saipem e Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. Smart camera introducono l’AI nel campo della sicurezza sul lavoro, con un banco di prova nel cantiere Argo/Cassiopea in Sicilia. Un network di telecamere, in sostanza, riprende le attività lavorative (nel rispetto delle norme sulla privacy). Le immagini sono elaborate tramite un software di intelligenza artificiale in grado di riconoscere situazioni o comportamenti rischiosi e di inviare in quel caso un alert all’addetto alla sicurezza di sito. Una tecnologia che, secondo gli obiettivi, dovrebbe portare a “minimizzare” gli infortuni sul lavoro.

Tornando alla ricerca svolta dalla Femca-Cisl nelle aziende lombarde, emerge che finora solo il 28,8% delle imprese fa uso dell’intelligenza artificiale. Nelle grandi aziende, dove l’adozione dell’IA è più diffusa (42% contro il 15,47% delle Pmi), il bisogno formativo è più evidente, mentre nelle Piccole e medie imprese l’IA viene percepita come meno impattante. “Se da un lato l’IA viene vista come un motore di innovazione e produttività – è l’analisi – dall’altro emergono preoccupazioni profonde legate all’occupazione, alla sicurezza e alla dimensione umana del lavoro”.

Poi c’è un altro fronte aperto, in settori al centro della transizione ecologica. Nonostante la maggioranza degli intervistati non percepisca rischi immediati, un 27,8% teme che le proprie competenze possano diventare obsolete a causa della transizione ecologica. Il 36,2% “manifesta preoccupazione per possibili perdite di posti di lavoro, segnalando un’area di incertezza e vulnerabilità nel processo di trasformazione del mercato del lavoro”. Incognite in settori dove, in Lombardia, l’occupazione sta tenendo, almeno per il momento. “In generale l’occupazione registra livelli stabili – sottolinea Scarlatella – ad eccezione del settore della moda, del tessile e dell’abbigliamento che sta attraversando una fase di particolare difficoltà, non dovuta però a fattori come dazi o avvento di nuove tecnologie”.



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