L’Italia sceglie l’Europa, sempre meno export verso gli Stati Uniti

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L’Italia si conferma leader nell’export, con una performance incoraggiante nonostante il rallentamento globale e le persistenti incertezze geopolitiche. Le esportazioni sono cresciute infatti del 3,5% su base mensile, superando l’incremento delle importazioni (+1,7%) e riportando l’attenzione sull’importanza strategica del commercio estero per l’economia nazionale.

Vediamo, nel dettaglio, i dati emersi dall’ultimo report Istat, che fa riferimento a febbraio 2025.

Come cambiano le esportazioni dell’Italia

L’analisi Istat evidenzia un cambio interessante nel baricentro delle vendite italiane all’estero. Se gli Stati Uniti registrano un calo del 9,6%, così come il Belgio (-11,8%), la Turchia (-9,9%) e l’Austria (-9,0%), altri mercati europei compensano abbondantemente e risultano trainare l’export italiano, poiché i maggiori richiedenti di prodotti Made in Italy. In particolare, le esportazioni sono aumentate in:

  • Spagna del +21,1%;
  • Svizzera del +17,3%;
  • Paesi Bassi del +13,3%;
  • Germania del +14,5%;
  • Regno Unito del +10,4%;
  • Paesi Opec (Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar e Venezuela) del +12,9%.

Questo significa che l’Europa, specialmente quella centro-occidentale, torna ad essere un pilastro fondamentale per l’export. La domanda di prodotti italiani è forte soprattutto nei Paesi vicini, dove probabilmente la vicinanza geografica, le catene logistiche consolidate e un certo allineamento normativo favoriscono gli scambi.

Quali sono i prodotti Made in Italy più acquistati

Il cuore pulsante dell’export italiano non è più solo il manifatturiero tradizionale. A trainare le vendite all’estero sono infatti gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, che crescono del 31,2% a febbraio su base annua (addirittura del +32,3% nei primi due mesi dell’anno). È un segnale importante: il settore salute diventa un asset competitivo, e non più solo un comparto difensivo.

Al secondo posto si trovano i mezzi di trasporto esclusi gli autoveicoli, con un incremento del 9,6%. Questi dati potrebbero riflettere il successo di navi, aerei, e componentistica ferroviaria italiana. Bene anche il comparto agroalimentare, che con un +4,9% nei primi due mesi dell’anno si conferma tra le eccellenze più stabili del nostro export.

I settori in affanno: auto, petrolio e macchinari

Non mancano però le note negative. Le esportazioni di autoveicoli scendono del -11,5% a febbraio e del -13,7% nei primi due mesi del 2025, segnalando una difficoltà strutturale del settore, legata alla transizione ecologica e all’elevata competitività internazionale.

Peggio fanno i prodotti petroliferi raffinati (-25,8%) e i macchinari n.c.a. (-4,1%), comparti storicamente forti ma oggi penalizzati dal calo della domanda estera e da cambiamenti tecnologici globali.

Un saldo positivo, ma con ombre sull’energia

Il saldo commerciale resta comunque in attivo: +4,466 miliardi a febbraio, seppur in calo rispetto ai +6 miliardi del 2024. A pesare è il deficit energetico, che raggiunge i -5 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente. La dinamica dei prezzi all’import, in salita del 2,2% annuo, aggrava ulteriormente la bilancia energetica.

Questo vuol dire che, in un contesto economico instabile, l’Italia dimostra capacità di adattamento, puntando su settori ad alto valore aggiunto come la farmaceutica e l’alimentare. I mercati europei, specialmente Germania e Spagna, si confermano partner privilegiati, mentre l’export verso gli Stati Uniti e alcune economie emergenti rallenta.

Il made in Italy cambia pelle: meno dipendente da settori tradizionali e sempre più orientato verso innovazione, sostenibilità e benessere. Il futuro dell’export passa da qui.





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