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Agrate (Monza e Brianza) – Profondo rosso per l’utile che scende dell’89% a 56 milioni, mentre i ricavi netti segnano una flessione del 27,3% a 2,52 miliardi, in linea con le previsioni. “Ma l’Ebit, l’indicatore di redditività aziendale prima di oneri e imposte – sottolineano i sindacati – crolla del 99,5% a soli 3 milioni di dollari”. Ieri, St ha presentato i risultati del trimestre, “il punto più basso nel contesto”, ha ammesso Jean Marc Chery, presidente e ceo del gruppo italo-francese dei semiconduttori. Per fare fronte al calo delle vendite, l’azienda ha presentato un piano che prevede l’uscita di 2.800 lavoratori nel mondo, un migliaio dei quali ad Agrate. E il manager ha confermato che la società procederà “sul piano per disegnare la nuova struttura e ridimensionare le spese”. Ma non ha fornito cifre, i tagli delle uscite “sono stimati in milioni di dollari nella fascia superiore della forchetta a tre cifre”.
Un’affermazione che, secondo i metalmeccanici, “non fa che acuire il senso di incertezza sul futuro del colosso del chip”. Anche le previsioni per il secondo trimestre non contemplano miglioramenti, il fatturato atteso è sui 2,71 miliardi di dollari (una diminuzione anno su anno del 16,2% e a una crescita del 7,7% rispetto al trimestre precedente). Per Fim-Cisl “è presumibile che i ricavi finali 2025 si attesteranno in 11-12 miliardi di dollari, confermando l’inattendibilità dell’obiettivo di raggiungere i 20 miliardi nel 2030”. Ma il ceo “alla luce della persistente incertezza per l’economia globale e per i mercati finali di St”, non ha riferito stime sul giro d’affari dell’anno.
“Vogliamo mantenere le nostre spese in conto capitale nette tra 2 e 2,3 miliardi di dollari, soprattutto per attuare la riorganizzazione della nostra struttura manifatturiera”, ha precisato. “Ci concentriamo – ancora Chery – su quel che possiamo controllare: verifica rigorosa dei costi tutelando ricerca e sviluppo, innovando per migliorare la competitività”. I vertici sembrano voler procedere per la strada tracciata, ma martedì Regione e sindacati hanno chiesto alla multinazionale un passo indietro sul piano industriale con riduzione del personale in Brianza.
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