L’Amministrazione Trump citata in giudizio per l’illegalità dei suoi ordini esecutivi

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Una coalizione di 21 procuratori generali ha citato in giudizio l’Amministrazione del presidente Usa Donald Trump per aver tentato di eliminare l’Institute of Museum and Library Services (Istituto dei servizi museali e bibliotecari, Imls) e diverse altre agenzie attraverso ordini esecutivi e azioni che, come si legge nei documenti prodotti dal gruppo, «sono illegali più volte».

L’azione legale, presentata il 4 aprile dai massimi responsabili di Stati come California, Illinois, New York, Rhode Island, Wisconsin e altri, arriva dopo che la maggior parte dei dipendenti dell’agenzia è stata posta in congedo amministrativo il 31 marzo. La riduzione dell’85% del personale ha fatto seguito all’ordine esecutivo di Trump che menzionava l’agenzia come uno dei vari enti federali da «eliminare nella massima misura della legge applicabile».

«L’Amministrazione Trump sta ancora una volta violando la Costituzione degli Stati Uniti e lo stato di diritto, tentando di chiudere unilateralmente le agenzie che non piacciono al presidente, comprese quelle che danno al pubblico accesso a fatti, conoscenze e patrimonio culturale gratuitamente o a basso costo, ha dichiarato in un comunicato Rob Bonta, procuratore generale della CaliforniaLo smantellamento di queste agenzie avrebbe un impatto devastante sul pubblico e sugli Stati di tutta la nazione: esse forniscono servizi importanti per gli americani e, collettivamente, forniscono miliardi di dollari agli Stati per sostenere biblioteche e musei, l’innovazione e l’imprenditorialità per le imprese svantaggiate e per aiutare a risolvere le controversie di lavoro».

Il 20 marzo la direttrice dell’Imls, la bibliotecaria Cyndee Landrum, è stata sostituita da Keith E. Sonderling, vicesegretario al Lavoro. Dopo diverse visite da parte di Sonderling e di un team che comprendeva almeno un membro del Dipartimento dell’efficienza di governo (Doge), più di 70 dipendenti sono stati messi in congedo amministrativo di 90 giorni e allontanati dagli uffici dell’agenzia.

«Questa azione non è punitiva, ma è stata presa per facilitare il lavoro e le operazioni dell’agenzia», ha scritto Antoine L. Dotson, direttore delle risorse umane dell’agenzia, in una lettera citata dal quotidiano «The New York Times».

Il sindacato che rappresenta il personale dell’Imls, l’American Federation of Government Employees, ha dichiarato in un comunicato che le sovvenzioni per il 2025 saranno messe in pausa, poiché non ci saranno lavoratori per elaborare le domande. «Senza personale che amministri i programmi, è probabile che la maggior parte delle sovvenzioni venga interrotta», si legge nella dichiarazione.

L’agenzia è stata creata nel 1996 e ri-autorizzata sotto Trump nel 2018; come il National Endowment for the Arts (Nea) e il National Endowment for the Humanities (Neh), l’Ilms è finanziato attraverso stanziamenti annuali stabiliti dal Congresso. Il suo stanziamento per l’anno fiscale 2024 è stato di 294,8 milioni di dollari e l’anno scorso ha assegnato 267 milioni di dollari a musei e biblioteche; le sue sovvenzioni sostengono più di 726mila posti di lavoro. Il programma «Grants to States», il servizio più importante dell’Imls, eroga annualmente 160 milioni di dollari alle agenzie bibliotecarie statali, una cifra che, secondo una dichiarazione del capo delle associazioni bibliotecarie statali, copre fino a una metà delle spese di gestione delle biblioteche.

I rappresentanti dei musei di tutto il Paese hanno rilasciato dichiarazioni contro i licenziamenti e l’obiettivo dichiarato dell’Amministrazione Trump di eliminare l’Imls, sottolineando l’importanza culturale dell’agenzia. L’American Alliance of Museums (Aam), ente non profit apartitico, ha lanciato una «Call to Action», un appello all’azione per sollecitare il pubblico a fare pressione sul Congresso affinché annulli l’ordine esecutivo di Trump.

«L’Imls rappresenta solo lo 0,0046% del bilancio federale e fornisce efficacemente risorse critiche a biblioteche e musei in tutti i 50 Stati e territori, in comunità rurali e urbane», ha dichiarato un portavoce dell’Aam in un comunicato. «Il settore museale, a sua volta, genera un impatto economico di 50 miliardi di dollari. I musei sono punti di riferimento vitali per le comunità, al servizio di tutti gli americani, compresi i giovani, gli anziani, le persone con disabilità e i veterani. I musei non sono solo centri di educazione e di ispirazione, ma anche motori economici: creano posti di lavoro, stimolano il turismo e rafforzano le economie locali».

Un gruppo bipartisan di senatori, guidato da Jack Reed, esponente democratico di Rhode Island, ha scritto una lettera in cui si chiede a Sonderling di consentire all’Imls di continuare la sua missione.

L’Mlsa (Museum and Library Services Act) ha istituito l’Institute of Museum and Library Services (Imls) e ha affidato al direttore «la responsabilità primaria per lo sviluppo e l’attuazione di una politica volta a garantire la disponibilità di servizi museali, bibliotecari e informativi adeguati a soddisfare le esigenze essenziali di informazione, istruzione, ricerca, economia, cultura ed educazione civica della popolazione degli Stati Uniti», si legge in parte nella lettera.

Oltre a cercare di eliminare l’Imls, Trump ha bruscamente cancellato le più recenti sovvenzioni del Neh, in modo che i fondi possano essere utilizzati in «una nuova direzione per promuovere l’agenda del presidente». La sua amministrazione ha anche cercato di fare pressione sulla Smithsonian Institution affinché cambiasse la programmazione dei 21 musei, dello zoo nazionale e degli istituti di ricerca che sovrintende.

Trump ha anche eliminato i membri di nomina democratica dal Consiglio di amministrazione del principale centro per le arti dello spettacolo finanziato a livello federale a Washington, il Kennedy Center, e ha insediato i suoi sostenitori, che hanno rapidamente eletto Trump alla presidenza del consiglio. Le agenzie e le istituzioni artistiche federali, tra cui la Smithsonian e la National Gallery of Art, si sono conformate al giro di vite dell’Amministrazione Trump sulle iniziative per la diversità, l’equità e l’inclusione (Dei), mentre il Nea ha spostato le sue priorità di sovvenzione dalle comunità meno servite al sostegno di progetti legati al 250mo anniversario degli Stati Uniti nel 2026.



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