un freno all’export bellunese, ma si cercano nuove strade in America Latina

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L’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti sui prodotti europei sta suscitando forti preoccupazioni tra le imprese e le associazioni di categoria del territorio bellunese, da sempre fortemente orientato all’export. In particolare, le tariffe del 20% rischiano di penalizzare settori strategici come l’occhialeria, la meccanica e anche l’agroalimentare. Di fronte a questo scenario, si moltiplicano gli appelli a misure compensative da parte del Governo e dell’Unione Europea, mentre si intensificano gli sforzi per individuare mercati alternativi.

È proprio in quest’ottica che si inserisce la missione istituzionale in America Latina e Centro America guidata da Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno|Dolomiti, di Venicepromex e di Assocamerestero. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, mira a rafforzare la presenza delle imprese italiane in mercati emergenti, in un contesto globale reso instabile dalle nuove barriere commerciali.

«La nostra missione – ha dichiarato Pozza – arriva in un momento cruciale per il commercio internazionale. Le difficoltà legate ai dazi imposti negli Stati Uniti rendono ancora più necessario guardare con attenzione ai mercati emergenti e consolidare la nostra presenza in aree chiave come l’America Latina e il Centro America». Nel corso della missione, Pozza ha incontrato l’ambasciatore italiano in Argentina, Fabrizio Lucentini, e alcuni rappresentanti del mondo economico locale. Tra gli obiettivi, la promozione del Made in Italy e la creazione di nuove sinergie tra imprese italiane e partner locali.

In questa direzione va anche l’organizzazione, già in fase di pianificazione, del Foro Pymes, evento dedicato al dialogo tra Italia e America Latina su politiche pubbliche e opportunità di business, che si terrà a Treviso il prossimo ottobre. «Invito tutti gli imprenditori ad approfittare di questa grande opportunità – ha affermato Pozza –. Porteremo a Treviso, nella sede di Castelbrando, gli operatori dell’America Centrale e del Centro America, creando così nuove occasioni di business».

Sul fronte interno, le preoccupazioni non mancano. Secondo Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Imprese Belluno, l’introduzione dei dazi statunitensi rappresenta un ulteriore elemento di difficoltà per l’artigianato locale. «Servono misure efficaci ed urgenti perché se calano gli ordini dagli Usa bisogna evitare che si fermino i laboratori – ha sottolineato –. È fondamentale che il Governo intervenga tempestivamente per sostenere l’artigianato bellunese e veneto». L’export manifatturiero provinciale verso gli Stati Uniti ha già registrato nel 2024 una contrazione del 24%. Particolarmente colpito è il comparto che comprende strumenti e forniture mediche e dentistiche – incluso il settore dell’occhialeria – che ha registrato un calo del 25,4% rispetto al 2023.

Sandro Toffoli, referente del Mestiere Occhialeria di Confartigianato Belluno, evidenzia il momento difficile per il comparto: «È un colpo basso per i laboratori artigiani dell’occhialeria, che escono da una pandemia e da una crisi energetica che li ha già messi in ginocchio. Questa situazione deve essere uno stimolo a ricercare la qualità del prodotto, caratteristica che ha sempre distinto il made in Italy».

Tra le proposte sul tavolo, vi sono agevolazioni fiscali, crediti d’imposta, accesso facilitato al credito e incentivi alla diversificazione dei mercati. Scarzanella sottolinea anche la necessità di accompagnare le imprese in un percorso di digitalizzazione e internazionalizzazione: «Non snaturiamo la nostra identità, ma dobbiamo trovare anche dentro di noi le risorse per affrontare questo particolare momento storico».

Anche Confindustria Belluno Dolomiti esprime forte preoccupazione. Lorraine Berton, presidente dell’associazione, osserva che i dazi americani colpiscono due settori chiave come occhialeria e meccanica, minacciando la competitività sul mercato statunitense. «L’effetto immediato sarà un aumento dei costi, una riduzione della marginalità e una complessiva revisione delle strategie di fornitura e distribuzione – ha commentato –. Ma a preoccupare è anche il quadro di lungo periodo, con il rischio di rilocalizzazione industriale verso gli USA». Berton condivide la proposta di introdurre strumenti come superammortamenti e crediti d’imposta per sostenere le imprese più esposte.

Anche il mondo agricolo lancia l’allarme. Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno, teme che la contrazione dell’export costringa i produttori a riversare sul mercato nazionale merci in eccesso, in un contesto già segnato dalla stagnazione dei consumi. «Per quanto riguarda l’agricoltura il timore è soprattutto per il latte, dato che Lattebusche è il più grosso produttore veneto di Grana Padano», ha spiegato. Enzo Guarnieri, vicepresidente di Confagricoltura Belluno, ipotizza ricadute anche per il settore vitivinicolo, a causa di possibili reazioni a catena nella filiera e nei prezzi.

In attesa che le trattative tra Unione Europea e Stati Uniti portino a un possibile accordo, il mondo economico bellunese chiede una risposta decisa e coordinata. La sfida sarà riuscire a difendere i settori strategici, sostenere le imprese nel breve periodo e, al contempo, aprire nuove rotte per l’export.



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