L’UE prepara il Chips Act 2.0 dopo il flop della prima versione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Carbonia Iglesias
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


L’Europa ripensa la sua strategia sui semiconduttori dopo il fallimento del primo Chips Act. Un gruppo di nove paesi membri dell’Unione Europea, con in testa i Paesi Bassi, sta gettando le basi per una seconda versione della normativa che mira a rafforzare l’industria europea dei chip. L’iniziativa nasce dalla necessità di correggere gli errori del passato: il Chips Act del 2023 non è riuscito a raggiungere gli obiettivi prefissati, principalmente a causa di procedure burocratiche eccessivamente lente e complesse che hanno frenato investimenti cruciali in un settore caratterizzato da rapidi cambiamenti.

Una coalizione di potenze industriali per rilanciare il settore

Il gruppo di lavoro guidato dai Paesi Bassi include pesi massimi come Francia, Germania e Italia, nazioni che già possiedono una significativa industria dei semiconduttori. Anche la Spagna partecipa all’iniziativa, sebbene il suo contributo si concentri principalmente sulle attività di ricerca e sviluppo piuttosto che sulla produzione. L’obiettivo è ambizioso: presentare proposte concrete entro l’estate, lavorando a stretto contatto con la Commissione Europea.

Il Ministro dell’Economia olandese Dirk Beljaarts ha sottolineato la necessità di un nuovo pacchetto di finanziamenti che possa beneficiare non solo i grandi player ma anche le piccole e medie imprese del settore. “Dobbiamo allocare fondi, sia privati che pubblici, per spingere il settore e assicurarci che si verifichi un effetto a cascata che raggiunga anche le PMI”, ha dichiarato Beljaarts a Reuters.

Gli errori del passato da non ripetere

Il fallimento del primo Chips Act europeo offre lezioni preziose. La normativa del 2023 ha creato un sistema troppo complesso, richiedendo l’approvazione dei progetti da parte della Commissione Europea anche quando i finanziamenti provenivano principalmente dai singoli stati membri. I tempi burocratici si sono rivelati incompatibili con il ritmo dell’industria dei semiconduttori, portando a conseguenze concrete: colossi come Intel e Wolfspeed hanno posticipato la costruzione di importanti impianti produttivi nel continente.

Beljaarts ha indicato che questa volta l’intenzione è essere più selettivi e strategici nelle decisioni di finanziamento, evitando i rallentamenti che hanno caratterizzato la prima versione dell’iniziativa. L’approccio sembra puntare a processi decisionali più snelli e mirati, capaci di adattarsi alla velocità del mercato.

Il paradosso europeo e la pressione dell’industria

Il panorama europeo dei semiconduttori presenta un curioso paradosso: il continente eccelle nella produzione di strumenti per la fabbricazione dei chip (con aziende leader come ASML, ASM International e Carl Zeiss SMT), ma è carente nella produzione dei chip stessi con tecnologie avanzate. Solo Intel produce chip con processi tecnologici all’avanguardia in Irlanda, mentre gli altri produttori europei utilizzano nodi tecnologici meno avanzati.

Non sorprende quindi che le organizzazioni ESIA e SEMI Europe, che rappresentano rispettivamente i produttori di chip e di attrezzature per la loro fabbricazione, abbiano formalmente chiesto alla Commissione Europea di lanciare un secondo round di finanziamenti. Dopo un incontro a Bruxelles con i legislatori europei, hanno espresso l’intenzione di indirizzare la loro proposta a Henna Virkkunen, funzionario digitale della CE.

SEMI ha evidenziato la necessità di sostegno diretto in diverse aree oltre alle fabbriche, includendo “design e produzione di semiconduttori, ricerca e sviluppo, materiali e attrezzature”. All’incontro hanno partecipato più di una dozzina di aziende, tra cui i produttori di chip Bosch, Infineon, NXP e STMicroelectronics, insieme ai fornitori di attrezzature ASML, ASM, Zeiss e Air Liquide.

Verso una strategia più efficace

La nuova iniziativa sembra voler adottare un approccio più olistico e pragmatico, riconoscendo che il rafforzamento dell’industria europea dei semiconduttori richiede interventi coordinati su più fronti. Non si tratta solo di costruire fabbriche, ma di creare un ecosistema completo che comprenda ricerca, design, produzione e fornitura di materiali e attrezzature.

Con scadenze chiare e un focus sulla riduzione della burocrazia, il gruppo di lavoro spera di evitare gli errori del passato e di creare condizioni più favorevoli per lo sviluppo del settore in Europa. La sfida resta immensa in un mercato globale dominato da giganti asiatici e americani, ma la determinazione a costruire una sovranità tecnologica europea nel campo dei semiconduttori sembra ora più concreta.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link