Dilaga nel mondo la dazi-fobia

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Roma, 11 marzo 2025 – I conflitti internazionali che da mesi sconvolgono l’opinione pubblica e mietono migliaia di vittime, hanno da tempo dato il via ad una guerra anche sul versante economico, fra sanzioni e dazi che hanno l’effetto di alzare ulteriormente il costo finale dei prodotti, causando nuove paure fra le persone.

Il sondaggio della Elon University

A confermarlo, fra gli altri, è un recente sondaggio della Elon University della North Carolina, dal quale emerge che l’80% dei cittadini sono spaventati da un aumento delle tariffe a seguito dell’introduzione di nuovi dazi voluti dal Presidente Trump (a novembre, secondo The Guardian, lo erano meno del 70% degli americani), e il 45% prevede aumenti significativi del costo della vita. L’impatto sulle piccole e medie imprese è una delle principali preoccupazioni, poiché il 50% degli intervistati prevede conseguenze negative, mentre solo il 19% si aspetta un impatto positivo. Il 69% prevede, inoltre, che altri Paesi reagiranno con tariffe sulle merci statunitensi, penalizzando gli esportatori americani.

Dilaga nel mondo la dazifobia

In calo la fiducia dei consumatori

Intanto, anche la fiducia dei consumatori è in calo, come conferma lo Us Consumer Confidence Index, sceso di 7 punti nel mese di febbraio, il calo peggiore dalla pandemia da Covid-19. Passando a Oriente, un sondaggio condotto da Reuters ha rivelato che, in Giappone, quasi il 90% delle aziende si aspetta che le politiche del Presidente Trump siano destinate a influenzare negativamente i loro affari. I dazi stanno spaventando anche i cittadini britannici, pronti a considerare un riavvicinamento all’Europa, come sottolineato da uno studio di Ipsos Mori, condotto su un campione di mille cittadini. Potendo scegliere, gli inglesi sono molto più propensi a una partnership con Bruxelles (47%) piuttosto che con Washington (21%) o con il Commonwealth (15%).

Il pensiero dell’esperto

Per affrontare la “dazifobia”, per le piccole e medie imprese italiane, alcuni esperti spingono sulla leva del coraggio. Tra questi, Sebastiano Gadaleta, founder e Direttore generale di Progetto Impresa. “Per quanto riguarda l’Italia, è proprio una possibile distanza tra Usa e Unione Europea il motivo che deve spingerci a essere positivi. Posta di fronte alla fine di una sicurezza che riteneva consolidata, ovvero la presenza dell’ombrello statunitense in ogni campo, da quello della difesa all’economia, l’Unione Europea si troverà costretta ad accelerare sulla propria indipendenza. In uno scenario di questo tipo – prosegue Gadaleta – è inevitabile che le opportunità di finanziamento a fondo perduto per spingere l’innovazione, penso alla transizione energetica ma anche all’intelligenza artificiale, dove il Vecchio Continente è complessivamente in deficit rispetto ai competitor americani e cinesi, siano destinate ad aumentare piuttosto che a contrarsi.

I consigli degli esperti per affrontare la “dazifobia”

Secondo gli esperti, le 5 azioni da intraprendere per affrontare la “dazifobia” sono le seguenti:

  1. Monitorare attentamente le politiche tariffarie internazionali e considerare l’ottimizzazione della propria catena di approvvigionamento, anche rivedendo i fornitori e la localizzazione della produzione, per mitigare l’effetto di eventuali dazi su prodotti importati o esportati;
  2. Diversificare i mercati, esplorando nuove opportunità di export, cogliendo le opportunità fornite dal mercato unico europeo, può essere una via per ridurre la dipendenza dal mercato statunitense;
  3. Fare networking, anche appoggiandosi ad associazioni di categoria o di settore può favorire alleanze strategiche per affrontare la concorrenza globale;
  4. Digitalizzare per migliorare l’efficienza dei processi aziendali, ridurre i costi e navigare meglio tra le onde delle sfide logistiche;
  5. Credere nella sostenibilità. Sebbene gli Stati Uniti abbiano una posizione più rilassata su temi come il cambiamento climatico, l’Europa ha continuato a spingere verso questo concetto e non c’è motivo per cui non debba continuare a farlo anche in vista del prossimo bilancio pluriennale.



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