Università: partneship Mediterraneo, 2 atenei Italia capofila

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Favorire la mobilità di studenti e docenti nell’area del Mediterraneo e formare capitale umano qualificato e pronto ad affrontare le sfide dell’immediato futuro, che passano dai temi della transizione energetica e ambientale, l’agroalimentare, la sostenibilità e l’innovazione nella filiera agroalimentare, le scienze e le tecnologie avanzate (Stem) e le politiche pubbliche. Queste le finalità dell’Academy euromediterranea, che vede insieme l’Università Federico II di Napoli, il Politecnico di Bari, l’Università di New Giza (Egitto), l’Università Euromed di Fez (Marocco) e l’Associazione delle Università arabe e l’Unione per il Mediterraneo.
La partnership vede i due atenei italiani come capofila ed è stata sancita attraverso il protocollo d’intesa siglato nel corso della seconda giornata del forum ‘Verso Sud’, organizzato a Sorrento da The European House Ambrosetti. L’accademia vedrà anche una governance congiunta tra le istituzioni italiane e quelle dei Paesi partner nel Mediterraneo, con i corsi distribuiti tra atenei italiani ed euromediterranei. L’obiettivo primario è quello di promuovere una stretta collaborazione accademica all’interno della Regione, facilitando lo scambio di conoscenze e l’arricchimento reciproco tra le istituzioni educative e il settore privato. Il disegno dei programmi didattici si concentrerà su aree strategiche per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione nella Regione mediterranea, in stretta connessione con il fabbisogno di competenze emergenti a livello locale e internazionale.
E’ previsto inoltre un accesso riservato a studenti in possesso, o iscritti, a una laurea triennale o titolo equivalente, per garantire una preparazione di base solida e un’esperienza formativa più avanzata e specialistica. “Gli investimenti sul Mediterraneo non basteranno se a questi non verrà associata una forza lavoro capace e competente che possa attuare questi investimenti – avverte il segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo, Nasser Kamel – Negli ultimi anni è stata trascurata la formazione di alto livello e questo deve cambiare. L’Academy può essere un elemento fondante in questo senso e può trasformarci in un hub di eccellenza”. Il presidente dell’Università di Nuova Giza, Sameh Farid, invita a guardare i competitor per diversificarsi e creare valore aggiunto.
“La crescita demografica africana – spiega – richiederà un aumento dal punto di vista occupazionale e i lavori del futuro saranno diversi da quelli di oggi. Dobbiamo preparare le nostre generazioni ai lavori richiesti nel futuro”. Il suo omologo dell’Università di Fez, Mostapha Bousmina, definisce l’accademia come un “modello di integrazione regionale nell’educazione secondaria”. “Avrà un impatto fondamentale nella creazione di posti di lavoro – prosegue – e per lo sviluppo di talenti e competenze che la nostra regione sa esprimere”.
Sul tema della crescita demografica interviene anche il segretario generale dell’Associazione delle Università arabe, Amr Ezzat Salama, ricordando che “oltre il 60% della popolazione araba ha meno di 30 anni, ma allo stesso tempo, secondo la Banca mondiale, in quest’area la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 25%. Non possiamo abbandonare questi talenti, bisogna offrire le competenze che questo secolo richiede, perché il futuro di questi giovani dipende dalla formazione”.
Dal rettore della Federico II, Matteo Lorito, arriva la proposta di partire subito con l’Academy su due settori importanti: agritech e gestione delle risorse naturali ed energie green e climate changing. Noi siamo pronti su questo”, assicura Lorito, che poi ricorda il modello vincente delle 13 Academy già avviate dall’ateneo napoletano, che garantiscono “il 100% di placement”. Il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, fa un parallelo tra la crescita demografica che si attende nei prossimi 25 anni in Africa e quella già registrata in India e Cina. “Per trasformare la crescita demografica in sviluppo – ragiona – serve capacità di fare innovazione, creando benefici economici per i nostri Paesi. Per innovare occorre studiare e puntare sulla formazione professionale e sulla parte dell’alta formazione”. Cetti Lauteta, partner di The European House Ambrosetti, richiama Nelson Mandela, che affermava come l’istruzione fosse l’arma più potente per cambiare il mondo. (AGI)
NA4/LIL





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