l’IA ha già sostituito 448 lavoratori.

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IBM licenzia 200 dipendenti, Chegg ne taglia 248: mentre le aziende scoprono il risparmio dell’intelligenza artificiale, milioni di posti di lavoro sono a rischio. I dati dell’invasione silenziosa che cambia il mondo del lavoro

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale non è più fantascienza: è sui fogli paga delle aziende. Negli ultimi mesi, due colossi americani hanno annunciato tagli massicci di personale sostituito dall’IA, offrendo uno spaccato inquietante del futuro del lavoro.

Chegg, la piattaforma educativa online, licenzierà 248 dipendenti (22% della forza lavoro) entro dicembre 2025, chiudendo tutti gli uffici negli Stati Uniti e in Canada. Parallelamente, IBM ha già rimpiazzato 200 lavoratori con sistemi di intelligenza artificiale. “Non è solo automazione”, spiega Nathan Schultz, CEO di Chegg, “è una trasformazione radicale del mercato”.

I numeri del grande rimpiazzo

L’escalation è iniziata nel maggio 2023, quando le azioni di Chegg sono crollate del 50% in una seduta dopo l’ammissione della società: ChatGPT stava cannibalizzando la clientela. Gli studenti preferiscono l’IA gratuita ai servizi educativi a pagamento. “La rapida proliferazione di strumenti generici di intelligenza artificiale” rappresenta una sfida esistenziale, ammette il CEO.

Il contraccolpo è stato devastante. Il valore di mercato di Chegg è precipitato del 90% dal 2013, mentre Google Gemini ha ridotto il traffico web dell’azienda del 49% solo nell’ultimo trimestre. Chegg ha persino intentato causa contro Google, accusando il gigante tech di violare le norme antitrust con le sue “IA Overviews”.

Le confession delle tech company

I giganti tecnologici stanno rivelando dati che confermano il trend:

  • Google e Microsoft ammettono che il 25-30% del loro codice è già scritto dall’IA
  • Meta punta al 50% entro il 2026
  • Amazon sviluppa agenti di coding autonomi

“Serviranno sempre sviluppatori per i problemi complessi”, rassicura Thomas Dohmke, CEO di GitHub. Ma la matematica è implacabile: se bastano 20 programmatori assistiti dall’IA invece di 100, che fine fanno gli altri 80?

L’effetto domino sui settori

L’analisi settoriale rivela un pattern allarmante:

Educazione: ChatGPT e Bard sostituiscono tutor e insegnanti di supporto

Programmazione: GitHub Copilot rende obsolete intere categorie di sviluppatori

Customer service: I chatbot gestiscono già l’80% delle richieste

Traduzione: DeepL e Google Translate eliminano interpreti freelance

Contabilità: Software IA processano dichiarazioni fiscali in minuti

L’allarme degli organismi internazionali

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel suo rapporto 2025 è categorica: “L’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, la robotica e l’automazione stanno rimodellando il mercato del lavoro globale”.

Il Fondo Monetario Internazionale è ancora più diretto: circa il 40% dei posti di lavoro mondiali potrebbe essere coinvolto dall’automazione IA, con percentuali che salgono al 60% nelle economie avanzate.

La guerra dei giganti

La competizione tra tech company accelera la sostituzione. Google ha recentemente potenziato Gemini 2.5 Pro, superando Claude 3.7 Sonnet nei test di programmazione. Apple ha snobbato Google per la ricerca IA su Safari, preferendo collaborare con Anthropic.

Meta sperimenta software IA per gli occhiali Ray-Ban che riconoscono volti in tempo reale. Una funzione che negli USA già esiste in versione limitata, ma che durerà solo 30 minuti per via della batteria.

La robotica accelera

Non è solo software. Morgan Stanley prevede un mercato globale della robotica da 4,7 trilioni di dollari entro il 2050 – il doppio del fatturato delle 20 maggiori case automobilistiche attuali.

Hugging Face ha rilasciato SO-101, un braccio robotico stampabile in 3D. Deep Robotics ha creato “cani” ibridi con ruote e zampe. ABB ha perfezionato robot chef che preparano hamburger in 27 secondi.

L’illusione dei nuovi posti

“L’IA crea nuovi ruoli”, ripete come un mantra Arvind Krishna di IBM. Ma quali e a che condizioni? I “prompt engineer” e gli “IA trainer” sono posizioni che richiedono alta specializzazione e sono numericamente inferiori ai posti sostituiti.

Il CEO di Fiverr, Micha Kaufman, è più onesto: “L’IA sta arrivando anche per il lavoro dei freelance”. Non c’è settore immune.

I Paesi in ritardo pagheranno il prezzo

L’Italia rappresenta un caso emblematico del ritardo europeo. Solo il 5% delle imprese italiane utilizza l’IA, con oltre il 94% delle PMI che non si è ancora avvicinato alla tecnologia. Il 52,9% degli italiani si dichiara poco informato sull’IA.

Un gap che potrebbe trasformarsi in un baratro occupazionale quando l’automazione arriverà anche nei mercati meno digitalizzati.

La strada della sopravvivenza

Gli esperti di risorse umane identificano poche strategie di difesa:

Riqualificazione rapida su competenze che l’IA non può replicare

Specializzazione nell’interfaccia uomo-IA come orchestratori di sistemi

Focus su settori ad alto contatto umano: sanità personalizzata, terapia, creatività

Imprenditorialità sfruttando l’IA come amplificatore di produttività

Il countdown finale

Chegg ha dato 10 mesi di preavviso ai dipendenti. IBM ha già completato i licenziamenti. In Silicon Valley si moltiplicano gli annunci di “IA-first companies” che nascono senza dipendenti umani in molti reparti.

Mistral, la startup francese, ha appena lanciato modelli che superano GPT-4o a un costo drasticamente inferiore. Anche nel settore musicale, Suno v4.5 promette di rivoluzionare la composizione automatica.

Il futuro del lavoro non è una questione di “se” ma di “quando”. E il quando sembra essere adesso.

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