Appalti pubblici in Sardegna, l’83% dei fondi finisce alle imprese di fuori – Cagliaripad.it

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È un dato che solleva più di una preoccupazione quello emerso dall’ultimo report della CNA Sardegna. Tra il 2020 e il 2024, solo il 37% delle gare sopra il milione di euro è stato vinto da aziende sarde. Il restante 63% è andato a realtà del Continente o persino straniere. Ancora più marcato il divario in termini economici: l’83% del valore complessivo degli appalti è stato assorbito da imprese non isolane.

Lo studio ha monitorato tutte le aggiudicazioni relative a lavori di importo superiore a un milione di euro dal 2017 al 2024, escludendo quelli con valenza interregionale. I risultati offrono uno spaccato di un mercato in crescita, alimentato anche dalle risorse del Pnrr, ma che rischia di trasformarsi in un’occasione mancata per l’economia sarda.

Secondo i dati, le imprese dell’Isola si aggiudicano lavori di dimensioni molto più contenute. Il valore medio degli appalti vinti è pari a 4,5 milioni di euro, contro i 12 milioni medi per le aziende di fuori regione. Anche sui ribassi le sarde applicano una riduzione del prezzo di gara di poco superiore al 20%, mentre le imprese non locali si attestano su un ribasso medio appena sopra il 18%, in contesti contrattuali economicamente più robusti e complessi.

La fotografia offerta dalla CNA evidenzia anche la provenienza degli attori principali in campo. Il 23% delle aggiudicazioni extraregionali è andato a imprese del Lazio, seguite da quelle campane e siciliane (entrambe al 12,5%). In termini di valore, invece, guidano le lombarde, che si sono accaparrate oltre il 20% dei fondi pubblici assegnati in Sardegna. Poco dietro laziali (16%) ed emiliane (circa 10%).

Francesco Porcu, segretario regionale di CNA Sardegna, e Antonello Mascia, presidente di CNA Costruzioni, lanciano l’allarme: “Come in passato il rischio è quello di attraversare periodi congiunturali favorevoli come il Pnrr, contrassegnati da un’elevata mole di investimenti, che però non producono un consolidamento del tessuto produttivo isolano”.

I vertici della Confederazione invocano una nuova strategia industriale che sostenga le imprese locali con strumenti concreti. “È urgente una politica industriale che orienti il modello dell’offerta verso forme più strutturate che assecondino e favoriscano il tessuto produttivo isolano” spiega la CNA. Insomma, servono strumenti che “incentivino le aggregazioni, premino la formazione, l’innovazione, i processi di consolidamento e di qualificazione dei soggetti imprenditoriali”.

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