“Gli agricoltori sono eroi, la mia legge per i giovani”

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“Io sto sempre dalla parte dei giovani agricoltori. Sono gli eroi del nostro tempo, vanno presi a modello. Ed è il motivo per il quale abbiamo approvato una legge quadro dedicata proprio ai giovani imprenditori agricoli, è la numero 36 del 2024. La prima firma su quel testo è la mia”.

Mirco Carloni, presidente della commissione agricoltura della Camera, vuole dirci che dopo decenni di fuga dalle campagne dovremmo rivedere non solo le traiettorie di sviluppo dell’economia, ma anche un bel po’ di luoghi comuni?

“Dico che se non si protegge il tessuto produttivo agricolo, non solo non c’è futuro per tanti agricoltori, ma soprattutto si tradisce il primo prodotto industriale italiano, il prodotto cibo, che ha un’afferenza specifica con la tradizione agricola. Ecco, se non vogliamo minare la credibilità del Paese ed eradicare gli agricoltori dalle nostre terre, dobbiamo riservare a questa categoria la giusta considerazione economica e sociale. Sa che in passato c’era chi voleva addirittura sopprimere il ministero dell’agricoltura?”

Sostenere l’agricoltura, dice lei. E come?

“Innanzitutto con la nuova legge abbiamo messo al centro la redditività dell’azienda agricola. Mi spiego: non soltanto gli agricoltori si aspettano dal legislatore la difesa degli interessi comuni e della produzione, ma vanno anche create le condizioni di mercato perché questi non siano svantaggiati rispetto alla concorrenza dei prodotti esteri”.

Partiamo dalla legge. Che cosa prevede?

“La platea dei destinatari, in primis: imprenditori agricoli under 40. Poi c’è la cosa più importante: dare continuità alle aziende ed evitare la dispersione giovanile dovuta alla mancanza di reddito, i giovani restano se dall’attività traggono sostentamento economico. Sintetizzo le misure: per la formazione prevediamo sgravi fiscali dell’80% con costi a carico dello Stato. L’assunto è questo: la formazione come strumento chiave per una nuova classe imprenditoriale che porti avanti un settore strategico. E ancora: tassazione fissa al 12,5% sul reddito d’impresa, non fluttuante, né soggetta a variazioni annuali; minore costo per gli atti notarili (sconto del 50%), per stimolare il passaggio di consegne; diritto di prelazione sull’acquisto di terreni confinanti, per consentire la formazione di patrimonio agricolo; priorità ai giovani nell’assegnazione di concessioni o stalli per la vendita di prodotti agricoli. Oltre a tutto ciò, abbiamo chiesto agli intermediari finanziari (dal Mediocredito a Ismea) di favorire l’accesso al credito per i giovani imprenditori. Il tema vero dell’agricoltura è anche quello relativo alla trasformazione e alla vendita dei prodotti, specie se si vuole dare ai nostri produttori un vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi. Ecco, va cambiata l’impostazione generale, europea”.

Si spieghi.

“Mentre imponiamo regole assurde ai nostri agricoltori in nome della transizione ecologica, continuiamo ad alimentare l’import di prodotti da Paesi terzi senza alcuna garanzia di qualità. Negli anni siamo arrivati all’assurdo di una Ue che dava contributi a fondo perduto per la cessazione delle aziende agricole, per ridurne l’impatto produttivo, come se fosse un’indebita pressione sull’ambiente. C’è stato un accanimento nei confronti degli agricoltori, ma ora l’Europa e anche buona parte dell’opinione pubblica hanno capito che si trattava di una visione assolutamente sbagliata”.

La politica comunitaria è tutta da buttare?

“No, ci sono buone misure, come il contributo a fondo perduto per il primo insediamento degli agricoltori e l’accesso ai beni strumentali, ma sarebbe bene valutarne gli effetti fino in fondo. Prendiamo proprio questo incentivo: ecco, andrebbe collegato a un’idea di impresa e a una valutazione finanziaria attraverso un business plan con uno sportello aperto per tutto l’anno, non a tempo. E aggiungo: bisogna sburocratizzare. I tempi troppo lunghi per la liquidazione dei contributi rischiano di renderli inutili”.

Anche sul lupo l’Europa ha cambiato idea?

“La Lega ha sostenuto con forza la procedura d’urgenza del parlamento Ue per rivedere lo status di protezione del lupo, da specie ‘rigorosamente protetta’ a specie ‘protetta’. Dopo il passaggio in commissione, anche la Camera ha votato favorevolmente per la modifica alla direttiva Habitat proposta a Bruxelles: sarà modificata per dare a Stati e Regioni più poteri nel contenere il lupo. I danni al bestiame, soprattutto per gli allevatori, sono un problema serio. La conservazione del lupo è stata importante per la biodiversità, ma ora servono misure per proteggere le attività zootecniche, specie in aree marginali, riducendo i rischi di predazione e di attacchi. Il declassamento del lupo è un passo chiave per gestirne la presenza nelle zone montane e limitare i danni ad agricoltura e allevamento”.



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