Relazione sullo stato di attuazione del PNRR: a che punto siamo

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  • Il Pnrr risulta attivo da oltre tre anni e mezzo e la corte dei conti ha elaborato una relazione sullo stato di attuazione dei fondi erogati.
  • I fondi stanziati per l’Italia ammontano a 194 miliardi di euro ma al 31 dicembre 2024 solo il 52% di tali risorse risultava effettivamente utilizzato.
  • I ritardi maggiori si registrano nei settori del welfare, della sanità pubblica e dell’istruzione

A tre anni e mezzo dalla partenza del Pnrr, ovvero il piano nazionale di ripresa e resilienza, è il momento di procedere con un bilancio e capire a che punto siamo nell’uso dei fondi messi a disposizione.

Si tratta di più di 194 mila miliardi di euro stanziati in favore dell’Italia per l’attuazione di riforme e investimenti in varie aree di intervento, in grado di impattare proficuamente sull’economia nazionale.

Transizione ecologica, istruzione, salute, infrastrutture, digitalizzazione sono solo alcune delle “missioni” finanziate. Ma quanti progetti risultano avviati a oggi? Quante risorse restano ancora inutilizzate, nonostante l’avvenuta erogazione?

Fondi del Pnrr: i dati

L’ultima relazione della corte dei conti1, che vigila sulla gestione dei fondi pubblici, evidenzia dei ritardi sulla tabella di marcia ma non per quel che concerne i progetti avviati e le varie riforme previste, in linea invece con la programmazione. La criticità sta nel fatto che la spesa sostenuta in favore dei vari interventi è pari a circa il 52% dei fondi già disponibili.

Questo significa che nonostante l’attivazione del 92% dei progetti in linea con gli obiettivi, in concreto le opere da realizzare procedono a rilento, per via dei vari enti che ritardano nell’erogare i fondi.

Stando ai dati che emergono dalla relazione, l’anno 2024 si è concluso con una spesa di circa 64 miliardi di euro, che corrispondono al 52% dei fondi ricevuti fino a quel momento, inclusa la sesta rata di erogazione.

Il punto è che il Pnrr è stato approvato nell’estate del 2021 e prevede come data di scadenza la fine del primo semestre del 2026. Questo significa che ci si trova a circa la metà della realizzazione dei progetti, ma essendo già trascorsi tre anni e mezzo dalla partenza, il traguardo è da raggiungere in non più di un anno e mezzo rimanente.

E già si ipotizza che il governo Meloni dovrà chiedere all’Ue di posticipare di almeno un anno la scadenza prevista per il piano, per scongiurare il rischio di non riuscire a investire le risorse disponibili e quindi di sprecarle. Anche se al momento la posizione Ue sul rispetto delle scadenze fissate resta ferma.

I ritardi maggiori nell’uso dei fondi del Pnrr

Se dunque è vero che l’Italia ha saputo rispettare le scadenze concordate a livello europeo per l’avviamento dei progetti, è altrettanto certo però che l’avanzamento dei lavori non va come sperato. La relazione della corte dei conti, sotto questo aspetto, è esplicita:

Se sul fronte del conseguimento degli obiettivi europei il percorso attuativo del PNRR si mantiene in linea con le scadenze concordate, dal lato dell’avanzamento finanziario, come già messo in luce in occasione di precedenti relazioni, l’andamento della spesa sostenuta continua ad evidenziare scostamenti rispetto al cronoprogramma.

Ed è ben evidente che meno risorse si spendono e più la crescita economica rallenta ma che maggiore dovrà essere anche l’impegno delle forze politiche in campo per il completamento del piano entro la scadenza.

In linea di massima, tutte le cosiddette “missioni” del Pnrr risultano in ritardo, anche se quest’ultimo è più evidente in alcune in particolare. I ritardi maggiori si registrano nei settori del welfare, della sanità pubblica e dell’istruzione

Spese sostenute e cronoprogramma finanziario

Il Pnrr prevede sette missioni, per ognuna delle quali sono previsti specifici investimenti e riforme. Nella fattispecie le missioni che il governo deve realizzare grazie ai fondi europei sono:

  • M1 – digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  • M2 – rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • M3 – infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • M4 – istruzione e ricerca;
  • M5 – coesione e inclusione;
  • M6 – salute;
  • M7 – RePowerEU.

Secondo il report della corte dei conti2 di dicembre 2024, la missione 3 è quella che avanza a passo più spedito e per la quale già l’87% delle risorse previste risultano investite. Il ritardo maggiore invece riguarda la missione 5, quella relativa all’inclusione e alla coesione, per la realizzazione della quale a oggi si contano soltanto il 27% delle risorse a disposizione.

Per la missione 1, la percentuale di spesa sostenuta in relazione a quanto previsto dal cronoprogramma finanziario 2020-2024 è del 70%. Per la missione 2 del 68%, per la missione 4 del 60%, per la missione 6 del 68%. Fermi ancora gli investimenti per la missione 7.

Dal canto suo il governo sottolinea che l’Italia detiene il primato europeo nello stato di avanzamento del piano rispetto agli altri Paesi e che il 54% degli obiettivi programmati è stato conseguito.

Oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro risultano erogati in favore delle famiglie più vulnerabili e a basso reddito, tramite la riqualificazione delle case popolari.

Su alcune voci di spesa si procede ora con un colpo di acceleratore, soprattutto per quanto riguarda il piano di potenziamento di asili nido e scuole dell’infanzia.



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