La Toscana della farmaceutica chiede sostegno alla Regione (ma non solo)

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“La Toscana rappresenta un polo di eccellenza fondamentale per l’industria farmaceutica nazionale, e al contempo questo settore rappresenti un settore importante dell’industria toscana. Dobbiamo lavorare perché la nostra regione continui ad essere attrattiva per l’industria in generale e per il settore farmaceutico in particolare”. Andrea Madonna, presidente Unione Industriale Pisana, lancia il suo messaggio in occasione della tappa di Pisa del roadshow nazionale di Farmindustria.

“Sostenere la ricerca e semplificate le norme”

Una tappa che tocca una delle 30 province al top in Italia – come anche Firenze, Siena e Lucca – per esportazioni nel settore. Oggi la Toscana è la terza regione per presenza farmaceutica in Italia, con un export di 11 miliardi di euro – il 21% di quello italiano totale -, 300 milioni di investimenti in ricerca e sviluppo, 8mila addetti diretti di cui 1.100 ricercatori, e altri 9.400 occupati nell’indotto, oltre 20 imprese presenti sul territorio, con 15 siti di produzione e 13 centri di ricerca.

“Crediamo che anche la Regione possa rappresentare un soggetto di fondamentale importanza”, ha affermato Madonna, che indica tre punti prioritari: “Investire più risorse nel sostegno della ricerca e dell’innovazione del sistema industriale, anche per le grandi imprese, utilizzando a pieno tutte le opportunità offerte dalla programmazione europea. Semplificare il quadro normativo e organizzare quello autorizzativo per quanto di competenza della Regione, ad esempio in materia ambientale ed energetica. Intensificare le iniziative per promuovere la formazione delle competenze richieste da questo settore, partendo dalle eccellenze universitarie”.

“L’Europa deve stare dalla parte dell’industria”

Per un settore così importante come la farmaceutica, tuttavia, non è il livello regionale di governo quello più attenzionato, ma dalla Toscana si guarda agli scenari globali, compreso l’annuncio di Trump per misure che riducano drasticamente i prezzi dei farmaci negli Usa. “Crediamo che né le tariffe né la deregolamentazione siano la strada giusta per difendere l’innovazione e la ricerca, e che siano un assist incredibile alla Cina nella capacità di attrarre investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi farmaci”, ha detto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. D’altro canto “penso che l’Europa debba decidere cosa vuole essere, un continente di produzione e che attrae talenti e non li fa fuggire o qualcos’altro”, ha sottolineato Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria.

“La scelta deve essere chiara e deve stare dalla parte dell’industria farmaceutica e tutelare la proprietà intellettuale”, ha aggiunto Aleotti, rimarcando che “Usa e Cina intanto allungano proprietà intellettuale e allocano importanti risorse per incentivare sviluppo e ricerca, mentre in Europa combattiamo con la burocrazia. Abbiamo davanti quindi sfide importanti: per fortuna l’Italia è dalla parte giusta della scelta, conduce battaglie in Europa in questa direzione, e speriamo che questa azione italiana coinvolga tutte le forze politiche perché il nostro continente sta perdendo pezzi importanti di economia”.

“Testo unico della farmaceutica, valorizziamo l’industria”

Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato si è detto convinto che possa essere “una svolta” la delega al governo per elaborare “un testo unico della legislazione farmaceutica, per dare slancio a un comparto economico determinante per l’Italia e costruire un impianto normativo moderno e più efficace”, una strada che “permetterebbe di dare risposte alle richieste del mondo industriale ma anche ai cittadini-pazienti, salvaguardando l’interesse pubblico e valorizzando al tempo stesso la produzione industriale che per l’Italia è strategica”.

Gemmato si è anche soffermato sull’annosa questione del payback sanitario, ammettendo che “non è un problema di semplice risoluzione: tuttavia il Governo non si tirerà indietro, e presto insedieremo un tavolo insieme al Mef per correggere le storture del payback”. Il sottosegretario ha evidenziato che “il payback era stato introdotto come misura di contenimento della spesa sanitaria, ma negli anni si è trasformata in una forma di finanziamento delle Regioni”.





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