Finanza e clima, le grandi banche americane stanno lasciando le alleanze contro il riscaldamento globale

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La finanza si sfila dagli impegni per il clima mentre la Terra sta facendo i conti con il primo anno di temperature medie al di sopra di quella che, dagli accordi di Parigi del 2015, è la linea rossa: il punto fermo nella lotta al cambiamento climatico era un aumento massimo 1,5 gradi rispetto ai valori preindustriali, per scongiurare i rischi più estremi del riscaldamento globale. Vediamo una breve croologia di quanto accaduto negli ultimi mesi.

A dicembre 2024 Alliance Citigroup, Bank of America, Wells Fargo e Goldman Sachs escono dalla Net zero banking alliance (Nzba), partnenariato delle Nazioni unite nato per accelerare la transizione sostenibile del settore bancario, con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro il 2050.

A gennaio 2025 Morgan Stanley e JP Morgan fanno lo stesso. Fanno seguito le banche canadesi aderenti alla Nzba. Un effetto a catena, tanto che l’Alleanza stessa, come ha riportato il Financial Times, sta valutando di abbandonare l’obiettivo di 1,5 gradi. In fase di discussione c’è una nuova proposta: i membri (ne sono rimasti 134, 80 dei quali europei) si impegnerebbero ad allineare le loro attività con un obiettivo meno ambizioso, mantenere il riscaldamento “ben al di sotto dei 2 gradi”, come peraltro scritto proprio nell’accordo di Parigi, che prudentemente affiancava alla soglia degli 1,5 gradi una seconda, più realistica.

Pressioni politiche? Negli Stati Uniti sicuramente. Da tempo, infatti, alcuni stati a guida repubblicana come Texas, Florida, West Virginia stanno portando avanti una battaglia contro quello che chiamano il “capitalismo woke” e che, sostengono, darebbe priorità agli obiettivi climatici a discapito dell’economia. “È quasi tutta politica – sottolinea Patrick McCully, analista senior di Reclaim Finance, ong che si occupa di ricerca e campagne sulla finanza climatica -.  Hanno paura di essere boicottati dai governi degli Stati rossi [repubblicani, ndr] e di essere criticati dal regime di Trump e dai repubblicani del Congresso”.

Non solo banche (americane)

Lo scorso novembre alcuni Stati repubblicani hanno fatto addirittura causa a BlackRock, Vanguard e State Street, treimportanti società di investimento statunitensi, per aver portato avanti, si legge nel comunicato pubblicato sul sito del procuratore generale del Texas, “un’agenda ambientale distruttiva e politicizzata contro l’industria del carbone“. È il turno poi della Federal Reserve, che a fine gennaio annuncia il ritiro dal Network of central banks and supervisors for greening the financial system (Ngfs), rete di banche impegnate nella lotta al cambiamento climatico, alla quale aveva aderito nel 2020 e della quale fa parte anche la Banca centrale europea.



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