Associazioni in prima linea. Confartigianato e Cna:: “Carife, c’erano più fondi”

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Il settore dell’artigianato è uno fra i più colpiti dalla forte contrazione di erogazione di credito. Tant’è che la lettura del fenomeno che danno il presidente provinciale di Cna, Davide Bellotti e il segretario provinciale di Confartigianato Paolo Cirelli, è pressoché sovrapponibile. “La difficoltà nell’accesso al credito – scandisce Bellotti – è un problema tendenziale, che conosciamo bene e che si procrastina da tempo. Le banche hanno liquidità disponibile, ma le regole comunitarie sull’erogazione sono talmente stringenti che la problematicità nasce al momento della richiesta in particolare da parte delle piccole e medie imprese“. A questo si aggiungono “tanti fattori di instabilità esogeni, che si riverberano sui mercati finanziari portando a una situazione molto complessa di cui fanno le spese in particolare le aziende di medie e piccole dimensioni”. Stando agli ultimi dati registrati anche dall’osservatorio provinciale dell’economia, “l’artigianato ferrarese – chiude Bellotti – in controtendenza rispetto alla media regionale, è sano e solido. Mancano, però, serie politiche di sviluppo sul piano provinciale finalizzate a creare distretti produttivi e nuove relazioni positive tra piccole, medie e grandi imprese”.

Anche Cirelli, torna sul punto delle regole europee, indicando “nei provvedimenti straordinari sul credito, previsti dalla Zona Franca Urbana” una possibile via d’uscita. “Non solo occorre immaginare strumenti che sopperiscano alle nostre oggettive condizioni di svantaggio competitivo – prosegue – e la Zfu è una di queste, ma serve valorizzare il Pil Sociale che creano le imprese artigiane sul nostro territorio, uscendo dallo schematismo rigido delle regole di Basilea. Le imprese artigiane non delocalizzano come fanno molte multinazionali ma, al contrario, creano opportunità e posti di lavoro spesso attingendo a riserve personali dell’imprenditore qualora la redditività dell’impresa non fosse sufficiente a soddisfare i fabbisogni degli addetti. È un fattore reputazionale”.

Proprio Confartigianato, a gennaio, aveva fotografato una situazione allarmante sul versante dei prestiti. Nella nostra provincia, i prestiti erano calati di oltre 400 milioni in un anno e mezzo, passando da 6,2 miliardi a 5,8. I depositi bancari si sono erosi di più di 230 milioni, scendendo da 9,3 a circa 9,1 miliardi. Sempre secondo gli ultimi dati diffusi dal centro studi di Confartigianato, è emerso che quasi l’80% delle assunzioni fatte nel primo periodo di quest’anno sono state fatte dalle imprese artigiane. Fra queste, tantissime sono state fatte fra i giovani. “Questi numeri – scandisce Cirelli – confermano la nostra lettura: l’artigianato è un presidio fondamentale per il territorio e, l’assenza della banca, acuisce la problematica dell’accesso al credito. Quando erano attivi i due istituti di credito territoriali (Carife e Carice), le nostre imprese beneficiavano di fondi in modo molto più massiccio anche rispetto alla media regionale. Adesso siamo arrivati al paradosso opposto. Serve un’alleanza dei produttori di ricchezze”.



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