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Il Pil italiano nel 2025 è destinato a sfiorare i 2.244 miliardi di euro, con un reddito pro capite giornaliero medio nazionale di 104 euro, comprendendo ogni cittadino, dai bambini agli anziani. Sono questi i principali dati emersi dall’analisi dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre su elaborazioni Prometeia e Istat. La provincia di Verona si conferma tra le prime 20 aree italiane per valore aggiunto pro capite giornaliero, posizionandosi al 15° posto con 107 euro per abitante al giorno. Un risultato che la colloca al centro delle province più produttive d’Italia.
La classifica nazionale è guidata da Milano, che svetta con 184,9 euro per abitante al giorno, seguita da Bolzano (154,1 euro) e Bologna (127,6 euro). A completare la top ten troviamo anche Roma, Modena, Aosta, Firenze, Trento, Parma e Reggio Emilia. A Verona, il valore aggiunto totale raggiunge 36,3 miliardi di euro, distribuito su 929 mila abitanti.
A livello regionale, il Veneto si conferma tra le aree più dinamiche del Paese, con un Pil pro capite giornaliero di 116,7 euro, collocandosi al 6° posto tra le regioni italiane. La Lombardia primeggia con 140,8 euro, seguita da Trentino-Alto Adige (152,8 euro) e Valle d’Aosta (134,5 euro). Nonostante ciò, il Nord Est resta tra i motori produttivi d’Italia, grazie alla presenza di un tessuto economico fortemente caratterizzato da PMI (piccole e medie imprese), che rimangono la spina dorsale dell’economia locale e nazionale.
Il report CGIA sottolinea anche come nel 2025 lavoreremo due giorni in meno rispetto al 2024 (anno bisestile), con una perdita stimata di 12 miliardi di euro di Pil, equivalenti al potenziale danno che potrebbe derivare dall’introduzione di nuovi dazi commerciali. L’Italia resta comunque tra i paesi europei più laboriosi, con 1.734 ore lavorate per occupato all’anno, superata solo da Grecia, Polonia, Repubblica Ceca ed Estonia. In Francia e Germania, invece, le ore lavorate si attestano rispettivamente a 1.500 e 1.343.
Nonostante un contesto produttivo complesso, segnato dalla scomparsa delle grandi imprese e dalla difficoltà di attrarre multinazionali, l’Italia mantiene la sua posizione tra i principali paesi industrializzati del mondo grazie alla resilienza delle sue PMI. La manifattura diffusa e il made in Italy continuano a dominare diversi mercati internazionali, garantendo al Paese una presenza stabile e riconosciuta. Tuttavia, si evidenziano ancora limiti strutturali: bassa produttività, livelli salariali contenuti e investimenti in ricerca e sviluppo inferiori rispetto ad altri grandi player europei.
Secondo l’Ufficio Studi CGIA, se si riuscisse a recuperare una settimana lavorativa all’anno tra festività e ponti, il Pil nazionale potrebbe aumentare di circa 22 miliardi di euro. Negli ultimi decenni, la competitività italiana ha risentito dell’assenza delle grandi imprese, fenomeno accentuato da Tangentopoli e dalla globalizzazione, che hanno ridisegnato il panorama produttivo, lasciando spazio quasi esclusivamente a micro e piccole imprese.
Il Veneto, in questo contesto, continua a rappresentare una regione virtuosa, dove la cultura imprenditoriale e la densità di PMI assicurano una produttività elevata e un Pil giornaliero per abitante sopra la media nazionale. Verona, in particolare, si conferma una delle province trainanti del Nord Est, con un’economia solida e diversificata che abbraccia manifattura, turismo e servizi.
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