Apple favorita da Trump? Si ipotizzano esenzioni per i dazi

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Di recente, il rapporto tra le grandi aziende tecnologiche e i governi ha sollevato un numero crescente di interrogativi. Un esempio emblematico è il caso che ha coinvolto Apple e l’amministrazione Trump. Al centro della polemica, la presunta influenza esercitata dal CEO Tim Cook per ottenere esenzioni doganali. Nel 2018, l’amministrazione Trump aveva annunciato l’introduzione di un pacchetto di dazi molto severi sulle importazioni cinesi. Con aliquote fino al 145%. Una misura che rischiava di compromettere seriamente la catena produttiva di Apple. L’azienda di Cupertino, infatti, è fortemente legata al territorio cinese. Eppure, poco dopo l’annuncio, alcune categorie di dispositivi elettronici, tra cui molti prodotti Apple, furono misteriosamente esentate. Inoltre, la presenza di Tim Cook alla cerimonia di insediamento di Trump e la sua generosa donazione al comitato inaugurale rafforzano i dubbi.

Apple alleata con Trump? Ecco cosa è emerso

La senatrice Elizabeth Warren, da sempre critica nei confronti delle ingerenze delle grandi corporation nella politica economica americana, ha acceso i riflettori sulla vicenda. In una lettera ufficiale inviata a Tim Cook, ha chiesto trasparenza totale sulle modalità con cui Apple sarebbe riuscita ad ottenere tali benefici. Sottolineando come simili esenzioni non fossero accessibili alla maggior parte delle piccole imprese statunitensi.

La preoccupazione della Warren non si limita all’aspetto etico. Ma riguarda anche la competitività e la giustizia economica. Se tale scenario fosse reale, si creerebbe un sistema che, secondo molti osservatori, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e aggrava le disuguaglianze economiche.

Il caso di Apple, dunque, non è solo una questione di dazi, ma rappresenta un’occasione per riflettere su come sia possibile garantire un sistema economico più equo e trasparente. Le domande poste dalla senatrice Warren rimangono valide. Quanto conta il potere economico nell’influenzare le scelte politiche? E fino a che punto le grandi aziende possono agire senza dover rendere conto al pubblico? Interrogativi che finiscono per coinvolgere l’intero settore tech.



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