Unicredit, Giorgetti: «Il golden power sulle banche non riguarda Bce e Commissione»

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di
Mario Sensini

Per la prima volta una norma nazionale mette in discussione i poteri della vigilanza bancaria, che nel caso di Unicredit e Bpm, spetterebbe alla Bce. Il ministro: «Legge del 2022 prevede che il governo valuti l’interesse nazionale»

Il via libera condizionato del governo italiano ad Unicredit per l’acquisizione di Banco Bpm risponde «all’interesse nazionale» e non è questione che riguardi la Banca Centrale Europea o la Commissione Ue. Da Washington, dove alle riunioni del Fondo monetario internazionale può rivendicare i buoni risultati della finanza pubblica italiana, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, difende i poteri speciali appena esercitati dal governo sull’operazione tra le due banche. Aprendo un fronte inedito, perché per la prima volta una norma nazionale arriva a mettere in discussione i poteri della vigilanza bancaria, che nel caso di Unicredit e Bpm, in quanto banche «sistemiche», spetterebbe alla Bce.

La legge del 2022

«C’è una legge del governo Draghi del 2022, che io ho votato, che prevede che il governo debba valutare l’interesse nazionale, che non è una competenza della Bce o della DG Competition della Ue. Invidio gli Usa: qui hanno un concetto virile di interesse nazionale, in Italia un po’ più lasco», ha detto ieri Giorgetti. Non risulta, in effetti, che il Dpcm del 18 aprile con cui è stato dato via libera condizionato ad Unicredit per l’offerta sul Banco Bpm, sia stato formalmente notificato a Francoforte, o a Bankitalia, né a Bruxelles. Il decreto del Presidente del Consiglio non è stato pubblicato in Gazzetta, ed è ufficialmente conosciuto solo dalle due parti interessate, Unicredit e Banco Bpm.




















































La bozza

Nella bozza circolata nei giorni scorsi, tuttavia, i principi della linea sostenuta dal ministro dell’Economia sono molto ben delineati. «La regolamentazione di settore e i connessi poteri attribuiti alle autorità di vigilanza — scrive il Mef nell’istruttoria riportata nelle premesse del Dpcm — non appaiono idonei a mitigare i rischi di una potenziale riduzione degli impieghi effettuati in Italia», l’oggetto da difendere evidentemente con una norma più forte.
 
Tra le prescrizioni imposte, oltre a quella di cedere le attività di Unicredit in Russia entro nove mesi, ci sono quelle di non ridurre per cinque anni il rapporto tra impieghi e depositi in Italia, aumentando i prestiti a famiglie e piccole imprese, di non ridurre il project finance in Italia, di non ridurre gli investimenti di Anima in titoli italiani.

Le perplessità

Criteri e condizioni hanno destato perplessità in Forza Italia, che ha posto una riserva formale al provvedimento, a Unicredit, che medita l’opposizione giudiziaria, e in tutto il sistema bancario. Quasi certamente anche nel sistema di vigilanza europea che mai nessuno, dice un banchiere, aveva messo così apertamente in discussione. La normativa sul Golden Power è stata aggiornata e rafforzata nel 2022, il sistema bancario e finanziario è stato inserito successivamente tra quelli di interesse nazionale, ed è la prima volta che i poteri speciali del Tesoro si applicano alle banche.

I riconoscimenti internazionali

Intanto Giorgetti incassa i riconoscimenti internazionali per il rigore nella finanza pubblica, che rivendica. «Le agenzie di rating non fanno più tante domande e danno ormai per scontata la sostenibilità del nostro debito. Tre anni fa era diverso, è un grande passo avanti» ha detto il ministro, che ha incontrato il segretario al tesoro Usa, Scott Bennett. «Ci sono aperture da entrambe le parti e i presupposti per discutere un grande accordo con gli Usa che vada oltre i dazi, e che riguardi il fisco sui servizi digitali e le spese per la difesa».

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26 aprile 2025



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