La bolla dot-com 25 anni dopo: la storia si ripeterà con l’AI?

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Esattamente come accadde 25 anni fa con Internet, gli investimenti in intelligenza artificiale stanno raggiungendo livelli che ricordano l’euforia della fine degli anni ’90. Ma fino a che punto la storia si sta davvero ripetendo?

La storia si ripete: entusiasmo, speculazione e crolli

Venticinque anni fa, Internet sembrava la gallina dalle uova d’oro. Bastava aggiungere “.com” al nome di un’azienda per far schizzare il suo valore alle stelle.

C’erano startup che non producevano nulla ma capitalizzavano miliardi, analisti che giuravano che il vecchio modello economico fosse superato e investitori che si sentivano i nuovi re Mida. Poi, il risveglio: il marzo del 2000 vide il Nasdaq affondare, le aziende tech crollare e i sogni digitali trasformarsi in incubi finanziari.

Oggi, venticinque anni dopo, la storia sembra ripetersi. Solo che questa volta il protagonista è l’intelligenza artificiale. Le valutazioni di alcune aziende legate all’AI sono esplose, i finanziamenti piovono a valanga e molti parlano di un cambiamento epocale. Ma siamo sicuri che stavolta sia diverso? O ci troviamo davanti a un déjà-vu finanziario che potrebbe finire nello stesso modo?

La bolla dot-com: sogni digitali infranti

Quando il Nasdaq Composite raggiunse i 5.048,62 punti il 10 marzo 2000, il mondo sembrava convinto che Internet avrebbe trasformato per sempre l’economia.

E in effetti lo ha fatto, ma non nel modo in cui molti investitori speravano. La speculazione aveva spinto al rialzo aziende tecnologiche senza profitti e senza un modello di business solido. Poi, arrivò la realtà. I bilanci annuali e trimestrali delle società della new economy misero nero su bianco un fatto innegabile: pur macinando crescite vertiginose di utenti sul web, queste aziende non riuscivano a tradurre la loro popolarità in fatturato e redditività.

Così, gli investitori più accorti decisero di abbandonarle, dando il via a un crollo planetario delle quotazioni. Il mercato ebbe un brusco risveglio dopo l’esperienza di Tiscali e di altre società che vissero storie simili, come il gruppo di directories Seat Pagine Gialle.

Bolle speculative nella storia: pattern ricorrenti

Le bolle speculative non sono un fenomeno recente. Ecco quattro esempi storici che mostrano come il meccanismo si ripeta sempre, anche se il settore coinvolto cambia.

La “tulipomania”: quando un fiore valeva più di una casa

Nel XVII secolo, l’Olanda fu travolta da una speculazione sui tulipani. I prezzi di alcuni bulbi divennero esorbitanti: un singolo fiore poteva costare quanto una casa nel centro di Amsterdam. L’ossessione per i tulipani aveva contagiato tutti, dai mercanti ai contadini, fino ai nobili, che scambiavano i fiori come fossero lingotti d’oro. Poi, nel 1637, la fiducia nel mercato crollò e chi aveva investito grandi somme si ritrovò con… un mazzo di fiori molto costoso e nessun compratore. La lezione? Se stai comprando qualcosa solo perché “tanto sale sempre”, preparati a un brusco risveglio.

La crisi finanziaria del 2008: mutui dati al primo che passava

All’inizio degli anni 2000, negli Stati Uniti si pensava che i prezzi delle case potessero solo salire. Le banche concedevano mutui anche a chi non aveva uno stipendio stabile, perché tanto “l’immobiliare non crolla mai”. Per anni sembrò funzionare, poi il giocattolo si ruppe.

Quando i tassi d’interesse salirono, milioni di americani non riuscirono più a pagare i mutui e il mercato immobiliare collassò. Il fallimento di Lehman Brothers fu solo la ciliegina sulla torta di una crisi che coinvolse tutto il mondo. Morale della storia: se anche il tuo cane riesce a ottenere un prestito, probabilmente c’è qualcosa che non va.

Il caso Tiscali: l’Italia e la bolla dot-com

Anche l’Italia conobbe la sua personale febbre tecnologica. Tiscali, nata nel 1998, sembrava destinata a diventare un colosso delle telecomunicazioni. In pochi mesi, il titolo passò da 46€ a 1.197€ per azione, facendo sognare gli investitori. Poi, il crollo: in breve tempo, il valore si azzerò e oggi l’azienda vale pochi centesimi. La lezione? Anche se una storia sembra incredibile, non significa che durerà per sempre.

Il caso Finmatica: un’ascesa vertiginosa e un crollo fragoroso

Finmatica, azienda bresciana del settore software, fu un’altra protagonista della bolla dot-com in Italia. Sbarcò a Piazza Affari nel novembre 1999 a un prezzo di 5 euro per azione, ma nel giro di un giorno il titolo balzò a 40 euro (+700%). Non era ancora finita: in soli quattro mesi, Finmatica toccò i 191,5 euro per azione, con un incremento vicino al 4000%.

Poi, il crollo. Con l’esplosione della bolla, il titolo precipitò rapidamente. Ma la vicenda non si fermò qui: nel 2004, Finmatica finì nel mirino della magistratura, con accuse di irregolarità finanziarie e un bilancio disastroso. Il titolo venne sospeso dalla Borsa e il gruppo finì in liquidazione. Un’altra lezione amara per chi aveva creduto nel rialzo infinito.

Intelligenza artificiale: analogie e differenze con il 2000

L’attuale contesto è molto diverso rispetto agli anni ’90. Allora, aziende come Cisco e Microsoft venivano valutate con rapporti prezzo/utili esorbitanti (rispettivamente oltre 100x e 50x). Molte società di Internet non avevano profitti e dipendevano esclusivamente dai mercati dei capitali per finanziarsi. Oggi, invece, colossi come Nvidia e Microsoft hanno rapporti prezzo/utili tra 25 e 30 e generano enormi flussi di cassa per finanziare i propri investimenti nell’intelligenza artificiale.

Tuttavia, la corsa all’investimento ha fatto salire vertiginosamente i prezzi di molte aziende AI, e alcune startup hanno ricevuto finanziamenti senza avere ancora un modello di business sostenibile. Il rischio è che, pur con fondamentali più solidi, si possa ricadere in una nuova euforia speculativa.

Lezioni dalla storia: quando l’euforia si trasforma in disastro

Se c’è una cosa che tutte le bolle finanziarie hanno in comune, è l’idea che “questa volta sia diverso”. Ma la realtà è che l’economia segue sempre le stesse regole.

  • Se tutti stanno facendo soldi facilmente, qualcosa non quadra. Quando la gente investe non perché crede nel valore reale di un’azienda, ma perché spera di rivendere a qualcuno a un prezzo più alto, siamo già nei guai.
  • Il mercato non regala niente. Se una startup senza ricavi è valutata miliardi, qualcuno rimarrà scottato. La domanda è solo: chi sarà l’ultimo a tenere il cerino in mano?
  • La tecnologia può essere rivoluzionaria, ma non tutte le aziende lo sono. Internet ha cambiato il mondo, ma non ha salvato Pets.com. L’AI avrà un impatto enorme, ma non tutte le aziende di AI diventeranno colossi.

Lezioni dalla storia per evitare la bolla speculativa

L’intelligenza artificiale cambierà il mondo, ma la speculazione che la circonda potrebbe essere solo un’altra bolla in attesa di scoppiare. Prima di investire, vale la pena chiedersi: stiamo finanziando il futuro o stiamo solo seguendo la folla verso un altro inevitabile disastro? Il punto chiave è capire se stiamo investendo in un progresso reale o se stiamo semplicemente seguendo un’ondata speculativa destinata a crollare.

Gli investitori e le aziende devono quindi adottare un approccio prudente: da un lato, abbracciare le opportunità offerte dall’IA, ma dall’altro mantenere uno sguardo critico per evitare di cadere in una nuova bolla finanziaria.

Solo il tempo ci dirà se l’intelligenza artificiale sarà la chiave del futuro o l’ennesimo miraggio tecnologico.



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