ECONOMIA, finanza. Usa, scontro tra Casa Bianca e Fed: giù i Treasury

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Carbonia Iglesias
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


Proseguono gli effetti dell’azione del presidente degli Stati Uniti d’America sull’economia, sia statunitense che mondiale. Stavolta al centro dell’attenzione è lo scontro tra la Casa Bianca e la Federal Reserve (Fed), che vede Donald Trump in aperto contrasto con Jerome Powell, quest’ultimo accusato di porre in essere una politica «politica eccessivamente lenta» relativamente al taglio dei tassi di interesse.

TRUMP VS POWELL

Non si tratta di una novità, tuttavia questo acceso contrasto potrebbe generare nocumento, tra l’altro, ai titoli del Tesoro statunitensi, quei Treasury che ammontano a 29.000 milioni di miliardi di dollari, la cui collocazione sul mercato potrebbe risentire della politica di Trump. Questo malgrado egli abbia dovuto fare l’ennesima marcia indietro, palesando maggiore mitezza in ordine alla sua intenzione di liquidare l’elemento di vertice della Fed, ritenuto scomodo poiché di intralcio alla sua strategia economica e monetaria. Il mandato di Powell scadrà nel maggio del prossimo anno e, a quel punto, tutto il discorso sulla indipendenza della Fed potrebbe venire posto in discussione, con ciò che ne concernerebbe in termini psicologici e pratici sul mercato, dati i prevedibili timori che si ingenererebbero negli investitori.

IL TYCHOON CONTRO L’ESTABLISHMENT

Se si volesse rappresentare la dinamica in atto a Washington e Wall Street lo si potrebbe forse fare ricorrendo all’immagine dello sfidante che, in uno scenario che non è e non sarà più lo stesso, ritiene di poter annichilire i suoi avversari, il vecchio establishment, ma poi però si rende conto di non averne la forza sufficiente. Trump vorrebbe avere le mani libere sulla Fed, poiché è consapevole che prima o poi, se i suoi piani protezionistici verranno effettivamente attuati, si troverà a dover fare i conti con una moneta (il dollaro) da utilizzare quale strumento per compensare una possibile inflazione crescente. L’uomo ha fatto molte promesse in campagna elettorale, ma ora si trova costretto a misurare le proprie forze oltreché gli effetti della sua politica.

GUERRA SUI TASSI DI INTERESSE

È guerra dunque, seppure la Casa Bianca non sia forse ancora nelle condizioni di fare strike su Powell. Ma, nel frattempo l’economia va avanti e, come una spugna, assorbe tutti gli input che le derivano. Analisti e investitori sono molto chiari al riguardo: a fronte di un decremento di fiducia nella Fed derivante dai rischi di una riduzione della sua indipendenza dalla politica, i tassi di interessi sui titoli di Stato crescerebbero. Si tratta del cosiddetto «premio di rischio sui rendimenti», senza contare, inoltre, che potrebbe accentuarsi l’attuale tendenza alla cessione di Treasury. Gli investitori necessitano di stabilità, ma la pressione esercitata dalla Casa Bianca sulla banca centrale sta incidendo negativamente sui prezzi degli asset statunitensi nei mercati finanziari.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link