L’autonomia tecnologica UE passa per le multe a Meta e Apple

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L’Unione Europea sta rimodellando la propria strategia digitale con un approccio che punta all’autonomia tecnologica, in un contesto di crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Il Piano d’Azione per l’IA del continente, lanciato recentemente dalla Commissione Europea, rappresenta solo uno degli elementi di questa ambiziosa trasformazione che include la semplificazione normativa e il rafforzamento delle infrastrutture digitali.

«Diventare leader globale nell’intelligenza artificiale» è l’obiettivo dichiarato del Piano d’Azione per l’IA. Come annunciato dalla presidente von der Leyen al vertice sull’IA di Parigi nel febbraio 2025, questa iniziativa mira a trasformare le solide industrie tradizionali europee e il suo eccezionale bacino di talenti in potenti motori di innovazione.

Il piano si articola su cinque pilastri fondamentali: infrastrutture di calcolo e dati, accesso a dati di qualità, sviluppo di algoritmi per settori strategici, rafforzamento delle competenze e semplificazione normativa. Particolarmente significativo è l’investimento nelle “AI Gigafactories”, strutture su larga scala dotate di circa 100.000 chip AI all’avanguardia, che richiederanno investimenti pubblici e privati per un totale di 20 miliardi di euro.

La Commissione proporrà inoltre un “Cloud and AI Development Act” con l’obiettivo di triplicare la capacità dei data center dell’UE nei prossimi cinque-sette anni, privilegiando strutture altamente sostenibili.

Parallelamente, la legge europea sulla privacy più famosa, il GDPR, è la prossima sulla lista nella crociata dell’UE contro l’eccesso di regolamentazione. La Commissione prevede di presentare una proposta per ridimensionare il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati nelle prossime settimane, nel quadro dell’obiettivo della presidente von der Leyen di tagliare le normative che appesantiscono le imprese europee. «Ci sono molte cose positive nel GDPR e la privacy è assolutamente necessaria. Ma non abbiamo bisogno di regolamentare in modo stupido. Dobbiamo rendere facile per le aziende rispettare le norme», ha dichiarato il ministro danese per la digitalizzazione Caroline Stage Olsen.

Le semplificazioni potrebbero includere la limitazione dei requisiti per tenere registri delle attività di trattamento dei dati o la riforma delle modalità con cui le aziende forniscono dichiarazioni d’impatto sulla protezione dei dati, due regole considerate eccessivamente onerose per le piccole imprese. In questo contesto di riassetto normativo, si intensificano le tensioni con gli Stati Uniti. Il commissario per la concorrenza Teresa Ribera ha annunciato che nelle prossime settimane saranno emesse decisioni su potenziali violazioni del Digital Markets Act da parte di Apple e Meta che potrebbero tradursi in multe significative.

Meta ha risposto criticando duramente queste imminenti decisioni: «Non si tratta solo di multe, ma del tentativo della Commissione di ostacolare le aziende americane di successo semplicemente perché sono americane, mentre lascia fuori i rivali cinesi ed europei». Il presidente Trump ha definito queste sanzioni «un chiaro esempio di protezionismo», un’interpretazione contestata dall’UE, che sottolinea come le sue azioni siano volte a garantire la concorrenza leale e non a penalizzare specificamente le aziende statunitensi. Tuttavia, le crescenti tensioni commerciali tra USA e UE riguardo ai dazi imposti da Trump hanno già provocato una prima risposta dall’UE, con la prospettiva di ulteriori misure.

L’approccio europeo sembra delineare una strategia a lungo termine volta a ridurre la dipendenza dalle tecnologie americane e cinesi. Il caso Apple nel Regno Unito, relativo alla crittografia dei dati, evidenzia un altro fronte di tensione: la necessità di bilanciare sicurezza nazionale e privacy dei dati, un tema che risuona anche nelle discussioni europee. Il Piano d’Azione per l’IA Continentale, insieme alla semplificazione normativa e al rafforzamento delle infrastrutture digitali, rappresenta quindi la risposta europea alla crescente competizione globale nel settore tecnologico, che però sembra passare anche attraverso l’acquisizione dei fondi necessari per mezzo di multe nei confronti delle aziende americane.




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