La nuova Zes unica: luci e ombre in Sardegna, 140 milioni di crediti

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La Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno ha portato in Sardegna oltre 140 milioni di euro di crediti d’imposta, ma le tempistiche strette hanno penalizzato molti progetti. «L’introduzione della ZES unica ha rappresentato un’opportunità significativa per le imprese sarde, ma non sono mancate le criticità», afferma il presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili di Sassari Marco Scanu. «Il bilancio del primo anno rivela che gli imprenditori più determinati sono riusciti a completare i progetti nei tempi previsti. Tuttavia, molti hanno dovuto rinunciare agli investimenti a causa dei ritardi nella definizione delle modalità di accesso e fruizione dell’agevolazione, stabilite solo a maggio 2024. Per quanto ci riguarda noi commercialisti abbiamo cercato di supportare al meglio le imprese che intendevano usufruire di questa misura. Come Ordine, invece, l’impegno mio, del vice presidente Nico Pinna Parpaglia e dell’intero consiglio è stato rivolto anche a far emergere all’esterno tutte le criticità apparse evidenti sin dall’emanazione del decreto attuativo della nuova ZES».

Che bilancio si può tracciare dell’attuazione della ZES unica in Sardegna? «Come era prevedibile, imprese e professionisti hanno dovuto lavorare al massimo per completare gli investimenti entro il 15 novembre e predisporre le comunicazioni per il credito d’imposta. Il risultato è stato raggiunto dagli imprenditori più determinati, premiati con il credito d’imposta massimo del 50%, ma molti hanno dovuto rinunciare scoraggiati dai ritardi nella definizione delle modalità di accesso, stabilite solo a maggio 2024. Un’opportunità mancata, considerando che la leva fiscale doveva rappresentare un incentivo per chi intendeva ampliare attività esistenti o diversificare prodotti e servizi». Quale quota dei fondi disponibili è andata ai progetti sardi? «Dei 3,2 miliardi disponibili dopo il raddoppio delle risorse, sono stati richiesti 2,5 miliardi entro il 2 dicembre 2024. La capienza ha permesso di concedere il 100% del credito richiesto. Alla Sardegna è andato circa il 5% del totale, oltre 140 milioni di euro, un dato in linea con il peso delle imprese isolane nel Sud. Campania (39%), Sicilia (22%) e Puglia (17%) mantengono la leadership nei crediti concessi. Le micro e piccole imprese sarde hanno ottenuto il 52% del credito regionale, circa 75 milioni. Un dato significativo ma non ottimale, considerando che molte piccole realtà sono state escluse dalla soglia minima di 200mila euro per l’investimento». Quanti progetti non hanno rispettato la scadenza del 15 novembre? «Non ci sono dati regionali ufficiali, però sappiamo che a livello nazionale dei 9,5 miliardi di crediti inizialmente prenotati l’ammontare di credito effettivamente richiesto alla data del 15 novembre è risultato, a consuntivo, di importo significativamente inferiore. Una riduzione dovuta principalmente alle difficoltà nel completare gli investimenti entro il termine previsto, soprattutto per i progetti con significativa componente immobiliare». Quali difficoltà hanno incontrato i commercialisti nell’assistere le imprese? «I tempi si sono rivelati troppo stretti per gestire tutti gli adempimenti: dalla predisposizione del piano investimenti alla certificazione da parte del revisore legale. La categoria ha avuto un ruolo chiave come presidio di legalità, ma ha dovuto affrontare una vera corsa contro il tempo, specialmente dal 18 novembre al 2 dicembre per la comunicazione integrativa finale. La rendicontazione e certificazione di progetti così importanti richiederebbero tempi maggiori per le necessarie verifiche. Ancora una volta noi professionisti abbiamo lavorato senza sosta per tutelare i clienti e salvaguardare la crescita di quelle imprese che hanno comunque scommesso su una norma agevolativa, senza sapere quella che sarebbe stata la misura definitiva dell’agevolazione». Quali modifiche possono rendere più efficace la misura nel 2025? «La Legge di Bilancio di quest’anno ha prorogato il bonus ZES unica Mezzogiorno per investimenti dal 1° gennaio al 15 novembre 2025, con 2,2 miliardi di limite di spesa. Le comunicazioni andranno presentate tra marzo e maggio 2025 per le spese previste, e tra 18 novembre e 2 dicembre per certificare gli investimenti realizzati. Novità importanti sono l’estensione al settore agricolo, pesca e acquacoltura, e la possibilità di cumulo con il credito Transizione 5.0». Quali tempistiche sarebbero più realistiche per i progetti? «L’edizione 2025 dovrebbe evitare i ritardi normativi precedenti, grazie all’applicazione delle modalità già stabilite dal DM del maggio 2024. Il peccato originale è rappresentato dal brevissimo lasso temporale di applicazione del credito d’imposta attualmente previsto nel decreto-legge (investimenti realizzati dall’1 gennaio al 15 novembre 2024) che non sembra in linea con l’obiettivo di fondo dell’incentivo, ossia quello di sostenere la realizzazione di investimenti rilevanti da parte delle imprese. Servirebbe un finanziamento almeno triennale per garantire stabilità e permettere una corretta pianificazione degli investimenti. Gli investitori, soprattutto esteri, hanno bisogno di certezze nel medio periodo per le loro scelte di localizzazione». Come ha influito l’eliminazione del vincolo delle aree industriali? «È cambiato il paradigma rispetto alla vecchia ZES, che prevedeva anche un abbattimento IRES del 50% per 7 anni nelle aree perimetrate, mentre le imprese esterne potevano contare su Bonus Sud e 4.0 anche per investimenti inferiori ai 200mila euro. Il dato delle micro imprese sarde (132 domande) è sintomatico di queste criticità. In conclusione ritengo che la ZES Unica possa essere uno straordinario fattore di rilancio del Mezzogiorno, a condizione che tutti gli stakeholde , istituzioni di governo nazionale e locale, imprese, professionisti, media, partecipino in maniera costruttiva ai processi di progettazione, realizzazione e monitoraggio, istituzionalizzando un tavolo di confronto per discutere le principali criticità (normative, procedurali e strategiche) fin qui emerse».



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