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Primo appuntamento all’assemblea di Generali dove FFE voterà a favore della lista Mediobanca riconoscendo i progressi sulle fonti fossili
 A seguire toccherà a ENI, Leonardo, Rheinmetall e Adidas

Fondazione Finanza Etica inaugura la stagione dell’azionariato critico intervenendo all’assemblea di Generali in programma il 24 aprile a Trieste dove annuncia  – insieme al network europeo SfC-Shareholders for Change –  il proprio voto a favore della Lista di Mediobanca.

Non è una scelta scontata per un azionista critico come noi – dichiara Simone Siliani, direttore della Fondazione – ma in questi anni abbiamo visto segnali concreti di cambiamento. Serve continuità per continuare nella transizione”. Negli ultimi anni, anche grazie al nostro lavoro pluriennale di engagement svolto con Shareholders for Change, sono stati raggiunti risultati significativi: uscita dal carbone in Polonia e Repubblica Ceca, stop all’assicurazione di impianti fossili, quasi completa dismissione delle attività di esplorazione e produzione di combustibili fossili non convenzionali, maggiore trasparenza fiscale. “Continueremo a fare engagement. Il nostro voto non è un’adesione incondizionata, ma il segno di un confronto aperto, che proseguirà”, sottolinea Siliani. 

Il voto all’assemblea di Generali apre la stagione 2025 dell’azionariato critico della Fondazione, che porta la voce anche della società civile in altre undici assemblee, tra cui Leonardo, la tedesca Rheinmetall, ENI e Adidas. Tre le tematiche che gli azionisti critici portano nelle assemblee dei big: clima, diritti nelle filiere produttive, riarmo e opacità nei programmi nucleari.

Tra i dossier più delicati, quello su Leonardo, che partecipa tramite il consorzio MBDA – a un programma francese per la produzione di un missile con testata nucleare. Leonardo afferma di non conoscere né di potere comunicare i dettagli del progetto, a causa della normativa francese sulla sicurezza. “Una situazione di grave opacità” – osserva Siliani – “che solleva interrogativi sul ruolo di un’azienda a larga partecipazione pubblica potenzialmente coinvolta in un programma nucleare senza controllo né consapevolezza diretta su di esso”.

Sul fronte climatico preoccupa ENI, che ha rinviato di due anni il picco di produzione di petrolio e gas, inizialmente previsto per il 2025, prima della fase di decarbonizzazione in linea con gli Accordi di Parigi prevista per il 2030. Il nuovo piano industriale prevede un aumento della produzione di petrolio e gas del 3-4% annuo fino al 2027. “Una contraddizione evidente” – osserva Mauro Meggiolaro, analista di Fondazione Finanza Etica – “che solleva interrogativi sull’effettiva volontà di una transizione energetica credibile”.

L’azione di Fondazione Finanza Etica è svolta in alleanza con organizzazioni come Greenpeace, Amnesty International, Rete Italiana Pace e Disarmo, A Sud, Re:Common, Clean Clothes Campaign, Public Eye, Un Ponte Per e altre. La Fondazione è tra i soci fondatori di SfC – Shareholders for Change, rete europea di investitori istituzionali, con oltre 45 miliardi di euro di asset gestiti, che promuove il cambiamento sociale e ambientale attraverso l’engagement azionario.

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Note per la redazione

Fondazione Finanza Etica è la fondazione culturale del Gruppo Banca Etica, il polo culturale di elaborazione sui temi della finanza, e di quella etica in particolare. Da 15 anni volge attività di azionariato critico, confrontandosi con il management di importanti imprese quotate, italiane e europee, escluse dall’orizzonte operativo del Gruppo Banca Etica. È tra i soci fondatori di SfC-Shareholders for Change (SfC), rete di investitori istituzionali europei che, in qualità di azionisti, svolgono attività di engagement con le imprese  – https://finanzaetica.info/ 

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Che cos’è l’azionariato critico. L’azionariato critico è una pratica attraverso la quale si cerca di influenzare il comportamento e le decisioni aziendali delle imprese partecipando attivamente alle assemblee degli azionisti, anche con un numero simbolico di azioni. Fondazione Finanza Etica lo pratica da 15 anni, confrontandosi con il management di importanti imprese quotate, italiane ed europee. Queste società sono escluse dall’orizzonte operativo del Gruppo Banca Etica, che non investe direttamente in queste imprese o non le considera parte integrante del suo portafoglio di investimenti. L’obiettivo è stimolare cambiamenti nella conduzione e nelle scelte aziendali sotto il profilo ambientale, sociale e di buona governance (ESG). Esercitando i diritti – e i doveri – di ogni azionista, la Fondazione interroga le imprese sugli effetti non finanziari delle scelte economiche, chiede conto di incongruenze e contraddizioni, contesta politiche di greenwashing e propone cambiamenti nelle policy. A volte con successi, altre volte inascoltata. Sempre portando la voce della società civile direttamente nel cuore del potere economico.



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