Debito pubblico statunitense, strumento di pressione?

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Di: Mathilde Farine (RTS)/sf 

La Svizzera, con quasi 300 miliardi di dollari di debito americano, fa parte dei 10 maggiori creditori degli Stati Uniti, rileva un approfondimento di RTS, e secondo François Savary, fondatore di Genvil, potrebbe essere uno strumento nei negoziati tra Berna e Washington. Lo stratega della società di gestione patrimoniale ritiene che “nella ridefinizione delle relazioni mondiali da parte degli Stati Uniti, non c’è solo il commercio. Per ottenere concessioni commerciali dagli Stati Uniti, c’è un insieme di misure legate alla difesa o al debito americano che sono integrate nel piano globale”. 

Usare il debito statunitense nei negoziati (La Matinale, RTS, 16.04.2025)

Giappone e Cina, i principali creditori degli Stati Uniti

In cima alla lista dei creditori degli Stati Uniti si trova il Giappone, che detiene mille miliardi, seguito dalla Cina. In totale, circa un terzo del debito pubblico americano, che supera i 36’000 miliardi, è in mani straniere.

Una vendita improvvisa di questi titoli di Stato potrebbe destabilizzare il mercato e mettere in pericolo l’economia statunitense. Perché quando gli investitori vendono, i rendimenti aumentano. Questi ultimi definiscono i tassi di interesse dei prestiti statali ma anche dei mutui ipotecari o dei prestiti alle imprese. Un aumento dei tassi è quindi dannoso per tutti.

L’indipendenza della Banca nazionale svizzera

Resta il fatto che nella pratica, tutto è più complicato, come spiega Daniel Varela, capo degli investimenti della banca Piguet Galland: “Il Governo svizzero non può decidere unilateralmente di vendere buoni del Tesoro americano”. Bisognerebbe chiedere alla Banca nazionale, che detiene gran parte di questo debito, di vendere, cosa che non è compatibile con la sua indipendenza.

E nessuno ha voglia di metterla in discussione, perché, continua Varela, “questo potrebbe scuotere uno dei fondamenti che ha fatto la prosperità della Svizzera negli ultimi anni, per non dire negli ultimi decenni”.

Convincere gli investitori sarebbe complicato

Non sarebbe molto più semplice convincere gli altri investitori: “Non vedo il Consiglio federale passare il messaggio che bisogna vendere i buoni del Tesoro americano. E anche se lo facesse: verrebbe applicato da clienti privati e istituzionali? Ne dubito molto”.

Lauréline Renaud Chatelain, esperta obbligazionaria presso Pictet Wealth Management, è dello stesso parere: “Sarebbe molto sorprendente vedere la BNS immischiarsi negli affari politici. E poiché è indipendente, il Consiglio federale non ha l’autorità necessaria per chiederle di liquidare le sue posizioni”.

Secondo l’esperta, l’unico Paese che può davvero usare questa “moneta di scambio” è la Cina, che detiene una parte consistente del debito, per la maggior parte in istituzioni sotto il controllo del Governo.

29:56

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