Busta paga di maggio bloccata per gli over 35: ecco cosa sta succedendo

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Mentre il governo annuncia nuovi incentivi per l’assunzione di giovani under 35, molte persone con più di 35 anni scoprono di essere state praticamente escluse dalle politiche attive del lavoro. Il rischio, secondo alcune interpretazioni, è che le buste paga di maggio possano subire effetti collaterali indiretti, in particolare per chi non rientra nei parametri dei nuovi bonus. Sotto i riflettori torna il tema della discriminazione anagrafica nel mondo del lavoro, che potrebbe sfociare in una divisione netta tra lavoratori “premiati” e “dimenticati”. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.

Con l’approvazione dei decreti attuativi del decreto Coesione, è stato confermato un bonus assunzioni riservato esclusivamente ai giovani sotto i 35 anni.

Il bonus under 35: cosa prevede il decreto Coesione

La misura, presentata come strategica per favorire l’occupazione giovanile, consiste in un esonero contributivo fino a 500 euro al mese per 24 mesi, che può arrivare a 650 euro al mese per le assunzioni effettuate nel Mezzogiorno.

Il beneficio riguarda solo contratti a tempo indeterminato, firmati da datori di lavoro privati che non abbiano effettuato licenziamenti nei sei mesi precedenti. Non si applica né ai contratti di apprendistato né al lavoro domestico. L’incentivo è cumulabile con altre misure come la maxi-deduzione al 120% per nuove assunzioni.

La discriminazione anagrafica: chi ha più di 35 anni rischia di restare indietro

Se da un lato l’incentivo per gli under 35 appare come una buona notizia, dall’altro ha sollevato forti critiche da parte di lavoratori e sindacati. Il motivo? Chi ha superato i 35 anni non ha diritto ad alcun beneficio, né per essere assunto, né per mantenere il proprio posto di lavoro in contesti di ristrutturazione o tagli aziendali.

Questo crea una disparità evidente: le aziende sono incentivate ad assumere giovani, mentre chi ha qualche anno in più rischia di diventare un “peso economico” privo di tutele. Molti lavoratori temono che le nuove politiche possano scoraggiare le assunzioni over 35 o persino compromettere il rinnovo dei contratti in scadenza.

Perché si parla di “busta paga congelata”

L’espressione “busta paga congelata” nasce da un effetto collaterale indiretto: i lavoratori over 35 non solo non ricevono bonus, ma potrebbero anche vedere bloccati aumenti previsti o opportunità di passaggio a contratti più favorevoli. Inoltre, in molte realtà aziendali si iniziano a valutare ristrutturazioni del personale in base alla convenienza economica, preferendo nuove assunzioni “agevolate” a lavoratori più esperti ma privi di sostegni governativi.

Questo potrebbe riflettersi negativamente sulla retribuzione netta di maggio, soprattutto per chi attende bonus, premi o integrazioni salariali, ma non rientra nei target del decreto.

Requisiti per il bonus giovani: cosa devono fare le imprese

Per accedere al bonus assunzioni, le imprese devono:

  • Non aver licenziato lavoratori negli ultimi sei mesi
  • Garantire un effettivo incremento dell’occupazione
  • Assumere a tempo indeterminato lavoratori under 35 mai occupati stabilmente
  • Presentare domanda sul portale INPS e su eventuali canali regionali

Il beneficio è attivo fino al 31 dicembre 2025, ma i fondi sono limitati: la domanda va presentata tempestivamente, altrimenti si rischia di restare fuori.

Quando arriveranno i soldi e cosa fare

Il bonus non viene erogato al lavoratore, ma alle imprese sotto forma di sgravio contributivo. Questo significa che, indirettamente, il giovane assunto può beneficiare di una maggiore stabilità contrattuale, ma chi ha più di 35 anni non ottiene alcun vantaggio.

Per accedere al beneficio, è necessario che i decreti vengano pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Solo dopo sarà possibile inviare le domande. Le tempistiche sono attese nelle prossime settimane, ma i sindacati chiedono l’allargamento della misura anche ai lavoratori più anziani, proponendo una soglia minima di 50 anni per introdurre ulteriori tutele.

Una misura che divide e alimenta le polemiche

L’opinione pubblica è spaccata: da una parte c’è chi plaude all’iniziativa, dall’altra chi denuncia una politica di esclusione nei confronti di chi ha superato i 35 anni. Molti lamentano una visione distorta del mercato del lavoro, dove la competenza e l’esperienza rischiano di valere meno del semplice dato anagrafico.

In un Paese in cui la disoccupazione over 40 è in crescita, l’assenza di misure parallele potrebbe accentuare le tensioni sociali. Il governo assicura che “altre misure sono in arrivo”, ma per ora i lavoratori più maturi si sentono abbandonati.

 



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