Unicredit-Bpm, golden power sul risparmio degli italiani

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La tutela degli investimenti in titoli italiani è una delle condizioni poste dal governo per il via libera all’offerta di Unicredit su Banco Bpm. Le prescrizionidel governo all’istituto guidato da Andrea Orcel stabiliscono che, per almeno cinque anni, dovrà essere mantenuto l’attuale peso degli investimenti di Anima Holding in titoli di emittenti italiani, e che Unicredit dovrà continua a sostenere lo sviluppo della sgr. Qualora l’operazione su Bpm dovesse andare in porto, nel perimetro di Unicredit entrerebbe infatti anche il gruppo del risparmio gestito, acquisito nell’orbita dell’istituto milanese guidato da Giuseppe Castagna con l’opa recentemente conclusa, che lo ha portato all’89,949%.

GLI INVESTIMENTI

Occorre quindi guardare al debito pubblico e alla salvaguardia del risparmio nazionale necessario alla crescita delle imprese italiane, per leggere il riferimento alla «tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale» con la quale il governo ha motivato il ricorso al golden power, come è chiamata la normativa a garanzia dei settori chiave per il Paese, e le prescrizioni date al gruppo di Piazza Gae Aulenti.

Altro paletto posto dal governo è l’uscita in tempi rapidi dal mercato russo. La richiesta partita da Palazzo Chigi è di lasciare la Federazione entro nove mesi da ieri, giorno della decisione sul golden power. La data precisa per «cessare tutte le attività in Russia» è il 18 gennaio 2026. Dall’invasione dell’Ucraina per mano del Cremlino, Unicredit, anche su pressione della Banca centrale europea, ha ridotto la propria esposizione al mercato russo, dove opera con OA Unicredit Bank, limitando le attività. Le richieste arrivate con il golden power ne chiedono la fine completa e includono raccolta, impieghi, collocamento di fondi e prestiti transfrontalieri.

Le restanti prescrizioni sono le due anticipate dal Messaggero. La prima chiede di mantenere per cinque anni il rapporto tra impieghi e depositi dei due istituti in Italia, aumentando anche il credito verso famiglie e pmi. Quindi vuole prevenire una razionalizzazione della rete o eventuali chiusure o accorpamento di sportelli. La seconda sollecita Piazza Gae Aulenti a non ridurre l’attuale portafoglio di project finance, quindi le risorse per infrastrutture e altri grandi progetti.

LE TAPPE

Per i manager Unicredit i giorni delle festività pasquali saranno quelli delle prime valutazioni. A caldo, poco prima della mezzanotte di venerdì 18 aprile, l’istituto ha fatto sapere che si prenderà «il tempo necessario» per studiare la fattibilità delle richieste e l’impatto delle prescrizioni sull’ops. L’offerta partirà il prossimo 28 aprile e andrà avanti fino al 23 giugno. L’offerta è comunque soggetta ad alcune condizioni che la stessa Unicredit ha posto, e il cui rispetto può influire sulla scelta di proseguire nell’operazione attenendosi a quanto chiesto dal governo. Oppure la banca potrebbe rilanciare o ritirare l’ops nel caso non fosse più considerata portatrice di valore per i soci e per la banca stessa. Per una decisione c’è tempo fino al 30 aprile. Anche se la decisione potrebbe essere anticipata.

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