Incentivi biometano, boom delle richieste ma mancano le risorse

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Alla quinta gara il ciclo di incentivi al biometano finanziato dal PNRR fa il botto: quasi 300 i progetti in graduatoria, ma per circa la metà mancano le risorse. Per questo, spiega il GSE, il MASE sta già contrattando una rimodulazione del Piano con Bruxelles


Il ciclo di incentivi al biometano finanziato dal PNRR ingrana in extremis. Ingrana tanto da poter puntare all’obiettivo di produzione concordato con l’Ue, ma al tempo stesso ingrana troppo rispetto alle risorse disponibili. E infatti per accedere a parte dei sostegni circa 150 aziende dovranno attendere l’ok di Bruxelles alla rimodulazione del Piano. Lo comunica il GSE, nella nota che accompagna la pubblicazione della quinta – e per ora ultima – graduatoria per l’accesso agli incentivi per la produzione di metano verde da rifiuti organici e scarti agricoli. Sono 298 i progetti selezionati, per una capacità produttiva totale pari a 122.842,20 standard metri cubi orari (Smc/h) che, al netto di un pugno di progetti ‘duplicati’ – ovvero già presentati in almeno uno dei quattro bandi precedenti – vale più del totale di quanto assegnato fin qui, ovvero 116 mila Smc/h.

Nonostante i tempi stringati che l’ultima procedura concederà – poco più di un anno per completare e collaudare gli interventi, partendo da zero – il numero di domande è stato pari a quello di tutte e quattro le precedenti aste, che garantivano agli operatori un margine temporale più ampio. Segno, forse, che l’incertezza sul futuro dei sostegni al biometano, e sul futuro in generale, ha spinto le imprese ad accaparrarsi l’incentivo finché c’è.

A conti fatti, le cinque graduatorie arriverebbero così ad assegnare un coefficiente di poco meno di 240 sui 257 mila Smc/h del totale disponibile. Che equivalgono a 2,1 miliardi di metri cubi l’anno, a un passo dall’obiettivo dei 2,3 da raggiungere entro il 30 giugno 2026. Il gran numero di richieste aiuterà il governo a centrare il target concordato con l’Ue – che solo fino a qualche settimana fa sembrava irraggiungibile – anche se, alla luce dei tempi stretti, molti correranno il rischio di rimanere con il cerino in mano, visto che il mancato completamento degli interventi entro la deadline del 2026 farà perdere il diritto a una componente fondamentale dell’incentivo, ovvero il contributo in conto capitale.

Più che sui tempi, tuttavia, l’incognita vera è sulle risorse. Come già anticipato nei giorni scorsi dal presidente del GSE Paolo Arrigoni, su 1,7 miliardi di euro di fondi PNRR appostati sulla misura, 1,2 miliardi risultano già impegnati per 260 progetti e le risorse residue non basteranno a supportare tutti gli impianti della quinta graduatoria, indispensabili per puntare ad avvicinarsi all’obiettivo Ue. A sballare i conti, con ogni probabilità, ha contribuito anche la clausola di adeguamento all’inflazione scatta tra secondo e terzo bando. Per questo, per 149 dei 298 progetti selezionati, scrive il GSE, “il definitivo riconoscimento della concessione dell’agevolazione in conto capitale e la correlata sottoscrizione dell’atto di concessione potranno avvenire solo a seguito del riconoscimento formale con decisione di esecuzione del Consiglio Ue di approvazione del PNRR che contempla le risorse aggiuntive”. Insomma servirà ricontrattare il Piano con l’Europa, e per questo “il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha già avviato un’interlocuzione con la Commissione”.

A poco più di un anno dalla scadenza del PNRR ora scatta la corsa al reperimento delle risorse. Servono risposte in tempi rapidi, visto che una prolungata incertezza rischia di spingere gli operatori rimasti scoperti a ritirare i propri progetti. L’auspicio del settore resta quello di un prolungamento del ciclo di incentivi, da agganciare a fonti di finanziamento diverse dal PNRR e con tempistiche meno rigide. Una nuova linea di sostegno che possa fare da paracadute per tutti gli operatori che non dovessero riuscire a portare a termine i propri interventi entro la scadenza del 30 giugno 2026, e che guardi all’obiettivo PNIEC dei 5,7 miliardi di metri cubi di biometano da produrre annualmente a partire dal 2030. Anche in questo caso, però, serve prima sciogliere il nodo delle risorse.





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