Dazi e incertezze rallentano la crescita dell’Italia, solo +0,3% nel 2025

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Tra il 2025 e il 2026 dazi commerciali e clima d’incertezza contribuiranno a una frenata della crescita del Pil italiano, con una riduzione stimata di 0,3 punti percentuali. Questo scenario porta a un ridimensionamento delle previsioni, che indicavano un aumento del Pil dello 0,6% nel 2025 e dell’1% nel 2026. Lo attesta il nuovo rapporto flash sulla congiuntura, diffuso oggi dal Centro Studi Confindustria, sottolineando come l’attuale fase economica presenti “più ostacoli che spinte”.

Perché il Pil crescerà di meno

A causa di una più bassa dinamica dell’export di beni (-1,2%) e degli investimenti in macchinari (-0,4%), dazi e incertezza causeranno una minore crescita del Pil italiano. Per questo, rimarca il report del Centro studi:

“è da evitare una ritorsione tariffaria Ue sugli acquisti dagli Usa che impatterebbe sui prezzi e sulla fiducia di famiglie e imprese, con un’ulteriore frenata del Pil. Cruciale, invece, concludere nuovi accordi commerciali Ue con altri importanti partner economici (Mercosur, India)”.

Nonostante il proseguimento del taglio dei tassi da parte delle banche centrali, l’incertezza alimentata dai ripetuti annunci sui dazi e dalla loro effettiva introduzione sta frenando gli scambi commerciali e penalizzando le decisioni di spesa e investimento, aggravate anche dall’instabilità dei mercati finanziari. A marzo si è deteriorato per il secondo mese il clima di fiducia, scendendo sotto la media del 2024, ed è aumentata l’incertezza di politica economica, che frena le scelte di investimento delle imprese.

L’unica nota positiva in questo contesto è il calo dei costi energetici:

  • il prezzo del gas in Europa è sceso a 37 €/mwh in media in aprile, da 50 a febbraio;
  • scende l’elettricità a 108 €/mwh in aprile da 150;
  • infine il petrolio è meno caro, ora a 70 $/barile da 75.

Industria sempre più debole

L’industria italiana, già indebolita da una fase di stagnazione che dura da mesi, rischia ora di scivolare in una crisi strutturale, aggravata dall’incertezza crescente legata ai dazi. A febbraio, evidenzia il CsC, la produzione industriale ha registrato un calo dello 0,9%, annullando in parte il rimbalzo di gennaio (+2,5%). La variazione acquisita per il primo trimestre risulta comunque positiva (+0,4%) dopo cinque trimestri consecutivi in discesa.

Tuttavia, l’indice Rtt (Real Time Turnover) segnala un netto calo del fatturato a febbraio, mentre l’indice Pmi continua a indicare una fase di contrazione a marzo, scendendo a 46,6 punti rispetto ai 47,4 del mese precedente. Anche la fiducia degli operatori continua a peggiorare, alimentando timori su una ripresa sempre più fragile.

Cresce il lavoro, ma anche gli inattivi

Nei primi mesi del 2025 l’occupazione continua a crescere, nonostante il rallentamento dell’economia. Nel confronto bimestrale, il numero degli occupati è aumentato dell’1,0%, pari a oltre 230mila unità in più rispetto al quarto trimestre del 2024. Prosegue anche la diminuzione del tasso di disoccupazione, confermando una dinamica positiva del mercato del lavoro.

Mentre il rialzo del numero di inattivi va letto con cautela, perché secondo Confindustria “rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al calo che era evidente da novembre 2024; i dati mensili sono però spesso soggetti a revisioni”.





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