Metalmeccanica Veneto est, nel 2024 la produzione è scesa al -2,6%

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Nel 2024, l’attività produttiva nel settore metalmeccanico del Veneto orientale ha registrato, in media d’anno, una contrazione del -2,6%, più che doppia rispetto all’industria in generale (-1,2%). Arretrano anche fatturato Italia (-3,0%) ed estero (-2,5%), in particolare verso i Paesi UE (-4,0%). Il metalmeccanico ha pagato una serie di fattori, tra cui la debolezza del manifatturiero a livello mondiale, la recessione della Germania, principale partner commerciale per l’industria locale, le rinnovate tensioni sul prezzo del gas e dell’energia. Sulle prospettive pesa l’elevata incertezza sui dazi USA, che frena scambi e investimenti.

«In uno scenario così critico e incerto con stime di crescita nel 2025 dimezzate – commenta Alessia Miotto, Presidente del Gruppo Metalmeccanico di Confindustria Veneto Est – l’Europa e i singoli Paesi devono sviluppare politiche industriali efficaci e coordinate. Le Parti Sociali sono chiamate ad azioni che incidano positivamente sulla competitività delle imprese e la tenuta del lavoro, ora come non mai la priorità, anche nel nostro territorio. La proclamazione di altri scioperi e forme di conflitto costituisce invece un grave danno per tutti, lavoratori e imprese, in una fase in cui dovrebbe prevalere il senso di responsabilità alla luce delle forti difficoltà. Incomprensibile anche la scelta di sospendere la sottoscrizione dei piani formativi dei fondi interprofessionali, tenuto conto che la formazione è un asset indispensabile per le imprese e l’occupabilità delle persone, sul quale anche il Sindacato almeno fino ad oggi ha puntato molto».

Premesso il rispetto del diritto di sciopero, sulla base dell’analisi in tutto il territorio di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo, che ha coinvolto un campione di oltre 160 aziende delle quattro province che impiegano oltre 23mila addetti, risulta che la partecipazione media effettiva all’astensione dal lavoro del 28 marzo scorso è stata pari al 20,8% del personale occupato. In particolare, l’astensione è risultata pari al 32,06% nella categoria operai e al 4,84% in quella impiegati e quadri.

«La proposta di Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto – sottolinea Miotto – non è “contro” qualcosa o qualcuno, come è stata definita, ma è una proposta “per”, per rinnovare il contratto. È una risposta alle richieste del Sindacato, ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori, alle esigenze delle imprese. Una proposta che riconosce benefici aggiuntivi rispetto all’adeguamento all’inflazione, come, ad esempio, il welfare. A questa proposta, però, il Sindacato ha risposto interrompendo la trattativa e dando inizio ad una fase conflittuale che non fa bene a nessuno».

Dal 2008 al 2024, secondo i dati Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro), le retribuzioni nella metalmeccanica sono cresciute del 10% più dell’inflazione. A dicembre 2024, sulla base dati Istat, risulta che in un anno sono cresciute del 6,5% rispetto al 5,4% per l’industria in senso stretto. Gli adeguamenti riconosciuti nel periodo 2021-2024 non hanno precedenti né eguali in altri comparti con circa 310 euro lordi. Così come altri strumenti per il sostegno al reddito, come le prestazioni sanitarie e i flexible benefit per 800 euro netti. Senza considerare quanto è stato fatto a livello aziendale, che ha portato ulteriori riconoscimenti.

«Federmeccanica ha dimostrato, con i fatti, di essere sempre stata propositiva per ricercare soluzioni che dessero risposte concrete alle persone e che fossero compatibili per tutte le imprese favorendone la competitività. L’auspicio è che nel Sindacato maturi la volontà di passare dalla fase conflittuale ad un dialogo fondato sull’osservanza delle regole e ancorato alla realtà. Pur nella consapevolezza che a giugno, anche in assenza di rinnovo, garantiremo il recupero dell’inflazione 2024 e 200 euro netti in welfare, come Parti Sociali abbiamo il dovere di dare certezze e risposte concrete», conclude la Presidente Miotto.



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