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L’Europa deve tornare a fare politica industriale vera. È questa, in estrema sintesi, la posizione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che a margine di un evento organizzato da Federmacchine ha rilanciato la sfida italiana a Bruxelles.
Per il ministro è necessario un cambio di paradigma: «Chiediamo all’Europa di fare finalmente una politica industriale, energetica e commerciale adeguata alla sfida globale. Serve una logica zero burocrazia, per liberare le mani alle imprese europee, permettere loro di investire, creare valore, recuperare competitività e tutelare il lavoro».
Ma la critica più dura è rivolta ad alcune scelte legate al Green Deal: «Occorre inserire nuove misure di semplificazione nel prossimo pacchetto Omnibus e sospendere alcune delle regole folli che hanno portato al collasso dell’industria automobilistica europea e messo in crisi settori come siderurgia, chimica e microelettronica».
Urso rilancia poi la proposta di un “Buy European”, sul modello americano: «Pensiamo sia doveroso applicare il principio del Buy European, come gli Stati Uniti fanno dal 1933 con il Buy American. Significa riservare quote negli appalti pubblici europei alle imprese che producono in Europa».
Non solo. Il ministro chiede anche «di attivare subito le misure di salvaguardia previste dalle regole internazionali del WTO in caso di invasione anomala di prodotti che rischiano di spazzare via la produzione interna».
Una posizione che si lega al ruolo avuto finora dall’Italia in Europa. «Non ci siamo limitati a criticare — rivendica Urso —. Abbiamo presentato proposte concrete: dalla revisione del Cbam al settore dell’auto, dalla siderurgia alla chimica, fino alla microelettronica e allo spazio. E abbiamo aggregato altri Paesi su queste posizioni. Ora è il momento che Bruxelles accolga queste riforme».
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