Incentivi e strumenti per la crescita delle imprese, Cna incontra il sottosegretario Massimo Bitonci

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«La leva generativa dei contributi alle imprese è enorme: basti pensare che nel 2024, solo nel territorio di Padova e Rovigo, le 220 domande accolte dal nostro ufficio bandi hanno portato sul territorio 2.698.270 milioni di euro. E questo ha generato ulteriori investimenti per 10,2 milioni di euro, di cui il 48% di tipo innovativo o green». Così Catia Ventura, Vice Direttore di CNA Padova e Rovigo, che in occasione dell’incontro di oggi ha esposto alcuni dati sulla propensione all’investimento da parte delle imprese artigiane di Padova e Rovigo. Nel 2025 cresce la quota di chi sceglie di investire in formazione e consulenza. Secondo i dati raccolti dal Centro Studi di CNA Padova e Rovigo su un campione di 138 aziende associate, si passa dal 22% al 25% per quanto riguarda la formazione, mentre la consulenza sale dal 4% al 6%. 

In calo, invece, gli investimenti in macchinari e attrezzature, che scendono dal 60% al 50%. Aumenta anche il numero di imprese che dichiara di non voler effettuare alcun investimento nel 2025, con una crescita dal 14% al 18%. Quanto agli strumenti per il credito, il 77% degli intervistati ha utilizzato prestiti bancari, il 62% di leasing e il 23% ha investito con mezzi propri. Inoltre il 71% delle aziende artigiane che hanno partecipato al sondaggio ha usufruito del credito d’imposta, il 57% della legge Sabatini, il 41% di bandi regionali e il 32% di bandi nazionali.  L’indagine CNA ha approfondito anche il tema della sostenibilità, evidenziando che molte imprese artigiane faticano ancora a integrare in modo strutturale pratiche green all’interno della propria attività. Il 64,3% delle aziende non ha mai redatto un bilancio di sostenibilità. Tuttavia, crescono le sollecitazioni da parte di attori esterni: il 15,4% delle imprese ha ricevuto richieste di indicatori ambientali da parte dei clienti, mentre il 17,1% ha avuto richieste simili dalle banche. Solo il 3,2% delle imprese ha già adottato questa prassi.

«Sappiamo bene – dichiara il presidente di CNA Padova e Rovigo, Luca Montagnin – che il contesto economico attuale, tra incertezze internazionali e rincari strutturali, non è dei più semplici. Eppure, ancora una volta, le imprese artigiane del nostro territorio dimostrano una straordinaria capacità di resilienza. Non solo tengono duro: trovano il coraggio e la visione per investire, per formarsi, per chiedere consulenza. Ed è proprio questa voglia di futuro che dobbiamo saper sostenere con azioni concrete».  «Il punto, però – continua Montagnin – è che non sempre i bandi e gli incentivi messi a disposizione riescono davvero a rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese. Spesso faticano ad accedere per tempo alle informazioni sui bandi, o ad interpretarli correttamente. Le piccole imprese, poi, non sono strutturate per affrontare la corposa documentazione che può essere necessario produrre. È qui che si crea il vero divario: tra chi può permettersi di cogliere le opportunità e chi, pur avendo idee e volontà, resta escluso.

Per questo serve un cambio di passo. Servono strumenti pensati davvero per le micro e piccole imprese: più semplici, più accessibili, più vicini al territorio. Penso, ad esempio, al piano Transizione 5.0: un’occasione importante, ma che rischia di restare sulla carta se non si interviene con una semplificazione reale e con percorsi di accompagnamento chiari. E poi c’è il tema della sostenibilità. Le nostre indagini parlano chiaro: solo una minima parte delle aziende ha adottato strumenti di rendicontazione ambientale. Non per mancanza di interesse, ma per carenza di mezzi e supporto. Oggi la sostenibilità è una condizione per lavorare con le filiere, per accedere al credito, per restare competitivi. Ma non può restare un obiettivo solo teorico: servono strumenti operativi, formazione, affiancamento.

Come CNA Padova e Rovigo continueremo a lavorare su entrambi i fronti: da un lato aiutare le imprese a cogliere le opportunità, dall’altro sollecitare con forza istituzioni e governi affinché le politiche per lo sviluppo siano davvero a misura delle nostre imprese. I nostri artigiani non chiedono scorciatoie: chiedono strumenti adeguati. E noi saremo al loro fianco per garantirli». A chiudere l’incontro il viceministro Bitonci. «Siamo in un periodo difficile – ha detto Bitonci – e il debito pubblico ha superato i 3 mila miliardi di euro. Un periodo reso ancora più complesso dalle tensioni commerciali tra Cina e Usa e dalle incertezze sui dazi all’Europa. In questo contesto così difficile questo Governo è riuscito a riportare l’avanzo primario (la differenza cioè tra le entrate e le uscite dello stato al netto degli interessi passivi) in positivo. Siamo convinti che gli incentivi al consumo, tipo quelli per l’acquisto di auto o di elettrodomestici, siano superati. 

Dobbiamo puntare a un sistema che stimoli gli investimenti delle imprese e la loro competitività. In Italia gli incentivi sono erogati per circa i due terzi dalle Regioni e solo per un terzo dallo Stato. Spesso si preferisce distribuire i fondi che ci sono e che credo siano sufficienti per dare supporto allo sviluppo delle micro e piccole imprese, come pure alle medie e alle grandi, in micro interventi che non sempre si rivelano inefficaci. Nel nostro sistema, che vede il 95% di Pmi spesso integrate in filiere e distretti, dobbiamo puntare su interventi che supportino altri modelli: lo faremo con lo sportello per l’autoproduzione di energia finanziato con 320 milioni di euro, lo facciamo continuando a rifinanziare la Nuova Sabatini per altri 1,7 miliardi dal 2025 al 2029, con i fondi di Net Zero, con il Pnrr e con il supporto alle imprese colpite dalla crisi di questi mesi, riorientando quella parte della spesa del Pnrr destinata a progetti che non riusciranno mai ad essere pronti per il 2026. Lo abbiamo fatto con Industry 4.0 e con Transizione 5.0, che pure fatica a funzionare per una serie di vincoli previsti in sede Ue. Ma in una situazione di emergenza così concreta, come annunciato dal presidente Meloni,  siamo pronti a  riorientare alcuni fondi e quella parte della spesa del Pnrr destinata a progetti che non riusciranno mai ad essere pronti per il 2026 verso un supporto concreto alle imprese: 32 miliardi di euro che saranno sbloccati molto presto».



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