Cina annuncia dazi zero, zone franche per le imprese straniere: la risposta a Trump

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Gli Usa chiudono, la Cina apre: se Donald Trump impone dazi commerciali per “rendere nuovamente grande l’America”, Xi Jinping punta sulle Ftz (Free Trade Zones) senza dazi per attirare capitali stranieri.

Uno dei simboli di tale apertura è Lingang, una nuova zona franca vicino Shanghai, come simbolo della sua apertura economica: zero dazi, incentivi fiscali per gli investimenti stranieri, semplificazioni doganali e hub industriale high-tech.

La Free Trade Zone di Lingang

La Cina cerca di rafforzare i rapporti con l’Europa, approfittando del gelo transatlantico, e si prepara a firmare nuovi accordi economici con i paesi del Sud-Est asiatico. L’obiettivo è chiaro: rispondere al protezionismo statunitense con una globalizzazione cinese rinnovata. Per quanto l’Italia si sia ritirata dalla Via della Seta, Pechino continua a corteggiare anche le imprese del Bel Paese.

Lingang è parte di una rete di Free Trade Zones cinesi nate per favorire il commercio internazionale e attrarre tecnologie avanzate e talenti stranieri. E la cosa pare funzionare: Tesla ha costruito qui una delle sue gigafactory più importanti, con costruzione avviata nel 2018. Ma Tesla è una delle 75.000 aziende a totale capitale straniero approdate nella zona. Stellantis vi realizzerà un centro per il riciclo di veicoli e Venchi vi costruirà un hub per il mercato Asia-Pacifico.

Washington, che con i dazi credeva di giocare il punto vincente nella partita economica mondiale, reagisce negativamente alla trovata cinese: il segretario al Tesoro Scott Bessent ha affermato che un avvicinamento alla Cina sarebbe per l’Europa “come tagliarsi la gola”.

La strategia cinese delle Ftz iniziò lungo il fiume Huangpu nel 2013 con la prima zona franca, alla quale nel 2017 se ne aggiunsero altre sette e altre ancora. E l’impressione è che altre ne arriveranno.

Nel mondo alla rovescia gli Usa, patria del liberismo, chiudono. La Cina, invece, che nella sua storia ha conosciuto una serie di chiusure all’Occidente, oggi spalanca le porte più che mai.

Apertura della Cina verso il Sud-Est Asiatico

Ma attualmente siamo solo all’inizio: Xi Jinping visiterà Vietnam, Malesia e Cambogia tra il 14 e il 18 aprile. L’obiettivo è rafforzare l’integrazione economica con i vicini. Solo per il Vietnam, si prevede la firma di circa 40 accordi economici.

Nel frattempo sono stati avviati dialoghi con l’Unione europea anche sull’elettrico: l’Ue ha varato un maxi piano di salvataggio del settore automotive che ha il suo nucleo nella spinta dei veicoli a batteria, nel rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione. Ma, al tempo stesso, il Vecchio Continente sembra non essere in grado di produrre abbastanza batterie. Da qui, il dialogo con la Cina.

La risposta della Cina ai dazi Usa

La strategia di ulteriore avvicinamento all’Europa della Repubblica popolare cinese è parte della risposta all’escalation innescata dagli Usa, che hanno sospeso i dazi per 90 giorni per tutti, tranne che per Pechino. Anzi, contro la Cina le tariffe Usa sono state aumentate al 145%. Xi Jinping ha ribattuto con dazi al 125% sulle merci Usa. Poi la mano tesa all’Europa:

“Pechino e l’Unione europea dovrebbero assumersi le proprie responsabilità internazionali, salvaguardare insieme la globalizzazione economica e l’ambiente imprenditoriale internazionale e resistere insieme a qualsiasi coercizione unilaterale”.





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