Bankitalia: Pil in crescita dello 0,6%, ma pesano dazi e incertezza globale

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Nei primi mesi del 2025, l’economia italiana ha registrato una crescita moderata del PIL, sostenuta soprattutto dal buon andamento dei consumi interni. Questi ultimi sono stati alimentati dalla stabilità dell’occupazione e da un progressivo aumento delle retribuzioni. Tuttavia, gli investimenti in beni strumentali restano deboli, penalizzati da un utilizzo ancora limitato della capacità produttiva e da condizioni di credito ancora piuttosto rigide. A evidenziarlo è la Banca d’Italia nel suo ultimo Bollettino economico, come riporta Borsa Italiana.

A trainare la ripresa è stato il comparto dei servizi, mentre l’industria manifatturiera ha mostrato solo segnali di lieve miglioramento. Guardando avanti, però, questo settore potrebbe risentire negativamente dell’introduzione di nuovi dazi e, più in generale, dell’incertezza sul piano geopolitico e commerciale. Per quanto riguarda l’edilizia, la graduale attuazione degli interventi previsti dal Pnrr ha compensato la flessione del settore residenziale, legata alla fine degli incentivi per la riqualificazione degli immobili.

Nel quarto trimestre del 2024, il saldo delle partite correnti è cresciuto grazie all’aumento dell’avanzo commerciale. Gli investitori esteri hanno continuato ad acquistare titoli di Stato italiani. Nei primi due mesi del 2025 si è osservata una ripresa dell’export, probabilmente spinta anche da ordini anticipati in vista dell’entrata in vigore delle tariffe americane. Nonostante le prospettive incerte, l’impatto dei dazi potrebbe essere in parte assorbito dalla specializzazione settoriale, dalla qualità dell’offerta e dalla buona redditività delle imprese italiane presenti sul mercato Usa.

Dopo una fase di stagnazione nel finale del 2024, l’occupazione è tornata a crescere nei primi mesi del nuovo anno, accompagnata da un aumento del tasso di attività. La disoccupazione è calata, in particolare tra i giovani. Si prevede che anche nel 2025 le retribuzioni continueranno a crescere, contribuendo al recupero del potere d’acquisto delle famiglie, anche se in futuro la pressione salariale potrebbe affievolirsi.

L’inflazione, spinta dal rincaro dei prezzi energetici, è salita leggermente, attestandosi al 2,1% nel mese di marzo. Tuttavia, la componente legata ai servizi, pur ancora elevata, sta progressivamente rallentando. Per contenere l’impatto dei costi energetici, il governo ha introdotto nuove agevolazioni tramite il cosiddetto “decreto bollette”. Le imprese, intanto, prevedono aumenti limitati dei propri listini per l’anno in corso.

La recente riduzione dei tassi d’interesse da parte della Bce sta cominciando a riflettersi sui costi del credito e della raccolta bancaria. Tuttavia, i finanziamenti alle imprese continuano a calare su base annua, in modo più accentuato per le aziende di piccole dimensioni. Questa tendenza è legata a una domanda ancora debole, a un maggiore ricorso all’autofinanziamento e a condizioni di erogazione del credito ancora improntate alla prudenza. In controtendenza, i prestiti alle famiglie stanno aumentando con più decisione.

Secondo le proiezioni pubblicate da Banca d’Italia il 4 aprile, il PIL italiano crescerà dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Lo scenario prende in considerazione solo in parte gli effetti dei dazi americani annunciati il 2 aprile, senza però includere eventuali ritorsioni commerciali o l’eventuale sospensione temporanea delle misure. La crescita sarà frenata dalla debolezza della domanda estera, mentre sarà sostenuta dai consumi interni, alimentati dall’aumento dei redditi reali. Gli investimenti troveranno impulso nei fondi del PNRR, ma risentiranno dell’incertezza globale e della fine degli incentivi per l’edilizia abitativa.

L’inflazione al consumo è stimata intorno all’1,5% per il 2025 e il 2026, con una possibile risalita al 2% nel 2027.

Tuttavia, la Banca d’Italia avverte che le prospettive economiche potrebbero peggiorare sensibilmente qualora l’inasprimento delle politiche commerciali portasse a contromisure, maggiore instabilità nei mercati finanziari e un calo della fiducia da parte di famiglie e imprese. Tali fattori potrebbero comportare un rallentamento significativo della domanda estera e compromettere la traiettoria di crescita prevista.



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