I numeri del Terzo settore in Italia: la quarta economia del Paese

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I numeri del Terzo settore in Italia: la quarta economia del Paese

Il via libera della Commissione Europea alle nuove norme fiscali contenute nel Codice del Terzo Settore apre una nuova fase per gli ETS (Enti del Terzo Settore) italiani. Dal 1° gennaio 2026, con la fine della lunga fase transitoria iniziata nel 2017, gli enti dovranno adeguarsi a un rinnovato assetto normativo e fiscale. Scomparirà definitivamente la figura delle Onlus e verranno introdotti strumenti innovativi come i “titoli di solidarietà” con aliquote fiscali agevolate. Le novità puntano a rafforzare la trasparenza, la sostenibilità economica e la capacità di attrarre investimenti di impatto sociale.

Ma cosa si intende per Terzo Settore e quali sono i suoi numeri in Italia? Il Terzo Settore è l’insieme degli enti privati che, senza scopo di lucro, promuovono attività di interesse generale per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. È un sistema che affianca lo Stato e il mercato, svolgendo un ruolo cruciale in ambiti come assistenza, sanità, cultura, ambiente, cooperazione internazionale, animazione sociale e tutela dei diritti. Per rientrare formalmente nel perimetro del Terzo Settore, è necessario essere iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) e rispondere a criteri normativi specifici.

I numeri del non profit in Italia

Secondo i dati più aggiornati del Censimento permanente delle istituzioni non profit pubblicato da Istat nell’ottobre del 2024, al 31 dicembre 2022 in Italia erano attivi 360.061 enti non profit, con un totale di 919.431 dipendenti. Il dato mostra un leggero calo degli enti (-0,2% rispetto al 2021), ma un incremento significativo dell’occupazione nel comparto (+2,9%), con una crescita particolarmente sostenuta nelle regioni del Sud e nelle Isole. SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO.

Le associazioni rappresentano la forma organizzativa prevalente (85% degli enti), ma generano solo il 18,1% dei posti di lavoro. La maggiore capacità occupazionale è invece concentrata nelle cooperative sociali, che pur essendo solo il 4,1% del totale, impiegano oltre metà dei lavoratori del settore (491.297 persone). Le fondazioni sono in crescita (+1,7%), mentre calano le cooperative sociali (-1,6%) e le “Onlus” (-8,3%), in attesa della completa trasformazione imposta dalla riforma.

Distribuzione territoriale e settori di attività

Il 50% degli enti è localizzato al Nord, il 22% al Centro e il restante 28% tra Sud e Isole. Il numero di enti cresce più velocemente nel Mezzogiorno, con punte in Campania (+3,7%), Calabria (+3,3%) e Sicilia (+2,3%). Le regioni con il calo più significativo sono la provincia autonoma di Bolzano (-7,2%) e il Molise (-6,1%).

A livello settoriale, il 34% degli enti opera nello sport, seguito da cultura e arte (15,1%) e attività ricreative e sociali (14,8%). Tuttavia, la forza lavoro è concentrata in altri ambiti: assistenza sociale e protezione civile assorbono il 49% dei dipendenti, istruzione e ricerca il 14,5%, sviluppo economico e coesione sociale l’11,4% e sanità il 10,8%.

L’8,3% degli enti dichiara di aver avviato progetti di innovazione sociale, spesso in collaborazione con enti pubblici e privati. Le trasformazioni interne legate a questi progetti hanno coinvolto direttamente i beneficiari, segnando un cambiamento anche nei processi organizzativi.

Terzo settore, la Quarta economia del Paese: valore economico di 80 miliardi di euro

Il Terzo settore italiano non è solo un pilastro sociale e culturale, ma anche una vera forza economica. Secondo una ricerca risalente al 2020 e condotta da SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, centro di analisi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, il comparto genera un valore economico stimato in 80 miliardi di euro, contribuendo per circa il 5% al Prodotto Interno Lordo nazionale. È di fatto la quarta economia del Paese, dopo industria, commercio e pubblica amministrazione. Il sostegno finanziario agli enti del Terzo settore proviene da una pluralità di fonti pubbliche, private e miste, a conferma della natura ibrida del comparto.

I finanziamenti pubblici comprendono contributi e sovvenzioni statali, finanziamenti regionali e locali, fondi e bandi di organismi internazionali. I finanziamenti privati interessano donazioni da privati cittadini e imprese, lasciti testamentari, fondazioni bancarie e filantropiche, rimborsi per convenzioni con enti pubblici. Ci sono poi finanziamenti misti come i fondi europei (tra cui il PNRR), raccolte fondi e crowdfunding, quote associative, proventi da attività commerciali o produttive compatibili con le finalità sociali, destinazione del 5 per mille e, in alcuni casi, dell’8 e 2 per mille. Nel 2022 sono state 69.381 le istituzioni non profit destinatarie del 5 per mille, per un totale di 446,4 milioni di euro. Tuttavia, le scelte dei contribuenti sono in calo rispetto all’anno precedente (-6,3%). I settori più premiati sono stati istruzione e ricerca, sanità e cooperazione internazionale. In termini di forma giuridica, la quota maggiore di fondi è andata alle Onlus (31,9%) e alle organizzazioni di volontariato (26,9%).

Oltre alle fonti dirette di finanziamento, esistono strumenti pensati per favorire la sostenibilità degli ETS. Ad esempio il Fondo di Garanzia per il Terzo settore, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sostiene l’accesso al credito delle realtà iscritte al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore). Aggiungiamo il Social Bonus, che riconosce un credito d’imposta ai privati che effettuano donazioni per progetti di recupero di immobili pubblici inutilizzati da parte di ETS. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha inoltre istituito un fondo nazionale dedicato al sostegno delle attività di interesse generale, che finanzia progetti specifici e interventi innovativi, in particolare a livello locale.

Il ruolo del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore

Dal 2021 è attivo il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, che ha permesso una maggiore trasparenza e tracciabilità degli enti. Al 31 dicembre 2023 erano circa 120mila gli enti iscritti, ma la cifra è già salita a 126mila nei primi mesi del 2024. Il Registro si è rivelato uno strumento strategico anche per l’accesso al 5 per mille, ai fondi pubblici e alle relazioni istituzionali. Uno dei principali vantaggi evidenziati dagli iscritti è la possibilità di ottenere maggiori risorse e visibilità.

 





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