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Il faccia a faccia convince le imprese. «Ma serve un piano comunitario»

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Se la volontà della premier Giorgia Meloni era di aprire un patto con le imprese per far fronte alla crisi dei dazi, l’accoglienza è stata positiva. I rappresentati delle diverse categorie hanno accolto di buon grado il confronto prima del viaggio della presidente del Consiglio a Washington per incontrare il presidente statunitense Donald Trump e la propensione ad ascoltare le loro posizioni.Tutti con richieste bene precise e ognuno pronto a fare valere le proprie ragioni in un dialogo appena iniziato. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha fatto presente l’impatto da oltre 3 miliardi di euro che potrebbe investire l’agricoltura tra mancate vendite, stoccaggi, deprezzamenti e perdita di quote di mercato.

Qualunque sia la cifra per i sostegni, dice «dovrà essere distribuita in base alla percentuale di export per settore e quindi all’agroalimentare chiediamo venga destinato almeno il 13% circa», dice. Sandro Gambuzza, vicepresidente di Confagricoltura, sollecita a sua volta un piano Ue per sostenere la competitività sul mercato statunitense. Come ricorda Federvini, gli Usa sono uno sbocco insostituibile.

FRONTE UE Una delle grandi preoccupazioni è che alcuni Paesi europei possano fare fughe in avanti e sfruttare le proprie capacità anche di spesa, nel sostenere le proprie aziende. Preoccupazione motivata dai numeri. Secondo gli ultimi dati diffusi da Bruxelles, ad esempio, nel 2023 la Germania ha speso per aiuti di Stato più del doppio di quanto messo in campo dall’Italia, 50 miliardi contro 21,6 miliardi. Come sottolinea Confesercenti: dalla crisi si esce come Ue. Il negoziato, aggiunge, Confcommercio, dovrà tenere conto anche dei servizi. C’è da intervenire sulla burocrazia.

Lo spiegano gli agricoltori della Cia: eliminare tutti quegli impedimenti di natura burocratica e amministrativa che ostacolano lo sviluppo del Made in Italy all’interno del mercato comune. Lo ha ribadito anche Confimi Industria, con il vicepresidente Francesco Ferrari. Serve una riduzione strutturale del costo dell’energia per le imprese energivore, una legge speciale anti-delocalizzazione, la sospensione del Green Deal europeo, ma anche un’esenzione fiscale su premi e aumenti salariali, per sostenere la produttività e l’occupazione. Cristian Camisa, presidente di Confapi, presente all’incontro in rappresentanza delle Pmi, ha chiesto a governo misure di breve e medio periodo.

«Nell’immediato abbiamo bisogno di un credito di imposta del 20 per cento che ci permetta di neutralizzare i dazi. Nel medio periodo», ha aggiunto ancora, «c’è bisogno di progettare un hub logistico unico per le pmi italiane che esportano in modo da ridurre i costi della distribuzione». Ma sempre nell’immediato, c’è da tenere d’occhio anche quello che accadrà sul fronte delle importazioni. «Il timore», dice, «è che i prodotti cinesi che non troveranno più sbocco in America si riversino sui nostri mercati»

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