Dazi “Sosterremo le imprese”

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Incentivare gli investimenti delle imprese esportatrici nella ricerca di nuovi mercati e sostenerle nella fase di difficoltà verso gli Usa. Ma puntando decisamente a evitare guerre commerciali e allarmismi che incidono sull’incertezza diffusa e, dunque, su Borsa e spread, due fronti che, però, creano non poca preoccupazione per la crescita e per i conti pubblici. Il piano del governo per sostenere le imprese italiane colpite dai dazi di Trump è pronto nelle linee di fondo e oggi, dopo il summit di ieri a Palazzo Chigi, sarà presentato ai vertici delle associazioni imprenditoriali. Anche se nessuno si sbottona sulle risorse che potranno essere mobilitate e tutti evitano di voler parlare di modello spagnolo, per indicare l’operazione avviata dal premier Sanchez, che ha messo in campo 14 miliardi. L’attenzione, invece, è tutta puntata sul viaggio che Giorgia Meloni effettuerà negli Usa a ridosso del 16 aprile.

PRAGMATISMOLa premier è convinta dell’utilità di volare al più presto a Washington per affrontare la questione dei dazi direttamente con Donald Trump. Non sarebbe però una fuga in avanti solitaria dell’Italia, che sostiene l’Ue nella trattativa con gli Usa. L’appuntamento alla Casa Bianca potrebbe essere confermato a breve, e dovrebbe essere fissato all’inizio della prossima settimana, prima del viaggio a Roma del vicepresidente Vance. Meloni starebbe spingendo per incontrare Trump, anche perché nel suo governo è forte la sensazione che si stia aprendo lo spazio per una negoziazione fra le due sponde dell’Atlantico. Tanto più che in Europa le posizioni più aggressive, come quella della Francia, sono state messe all’angolo. “Determinazione e pragmatismo” – si fa sapere da Palazzo Chigi – restano le parole chiave del governo nell’affrontare la crisi, “perché ogni allarmismo rischia di causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi”.

AIUTI ALLE IMPRESEIl capitolo aiuti alle imprese entrerebbe nel vivo solo nel caso in cui ogni tentativo di negoziazione dovesse fallire. Questo non vuol dire che l’operazione non è allo studio. Nel vertice, anzi, i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Tommaso Foti (Affari Ue), alla luce delle analisi sul potenziale impatto, settore per settore, “hanno illustrato” alla premier “le diverse ipotesi allo studio per sostenere le filiere produttive e rilanciare la competitività delle imprese”. Si parla di compensazioni sul modello degli aiuti durante il Covid, ma andrebbero concordati con la Ue e l’allentamento del Patto di stabilità e un intervento sul Green Deal sono considerati essenziali. C’è chi ipotizza di rafforzare il fondo per il Made in Italy, mentre al momento c’è scetticismo sulla possibilità di usare parte dei fondi del Pnrr, compresi quelli di Transizione 5.0 suggeriti da Confindustria, un po’ per le difficoltà strutturali e un po’ perché ogni modifica di destinazione andrebbe negoziata con Bruxelles.

SPREADCerto è che dazi, crollo della Borsa e rialzo dello spread rischiano di mettere in seria discussione le previsioni del governo sulla crescita. Bankitalia e Confindustria avevano già anticipato una crescita di appena lo 0,6%, dimezzata rispetto all’1,2% del Piano strutturale di bilancio. L’ipotesi tecnica per il Def in arrivo al Cdm di domani punta su una crescita sotto l’1%. Secondo Carlo Cottarelli, i numeri indicano “valori molto più bassi” persino rispetto allo 0,6%: per stare su questo ritmo, dopo la debolezza di fine 2024, servirebbe un’espansione dello 0,2% in ciascun trimestre 2025.



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