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Telecom Italia torna ufficialmente in mani italiane. A poco più di un mese dal suo ingresso ufficiale nella compagine azionaria della principale compagnia di telecomunicazioni italiana, con una quota pari al 9,81% rilevata da Cassa Depositi e prestiti, Poste Italiane è nuovamente in azione. Con un’operazione deliberata dal board lo scorso 26 marzo, il gruppo guidato da Matteo Del Fante ha incrementato la partecipazione in Tim e ha acquisito un’ulteriore quota del 15% da Vivendi, diventandone il primo azionista.
Tim e l’operazione orchestrata da Poste-Vivendi
Il dialogo tra Poste Italiane e Vivendi era iniziato subito dopo l’annuncio dello scorso febbraio da parte di Poste e, secondo alcune recenti indiscrezioni, si era intensificato nelle ultime settimane. Soprattutto dopo la mossa di Vvendi che, poco più di una settimana fa, aveva ceduto sul mercato circa il 5% di Tim. Tutti gli occhi del mercato erano, infatti, puntati sul recente consiglio di amministrazione di Poste Italiane dello scorso 26 marzo chiamato ufficialmente a licenziare i conti 2024 e la proposta di destinazione degli utili, ma che ha evidentemente lavorato in maniera attiva anche al dossier Tim.
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La società, partecipata a sua volta (dal ministero dell’Economia e delle Finanze che ha in mano il 29,26% e da Cassa Depositi e Prestiti con il 35%), ha rilevato dai francesi di Vivendi il 15% delle azioni ordinarie di Telecom Italia, pari al 10,77% dell’intero capitale sociale, arrivando a detenere il 24,81% del capitale del gruppo italiano di Tlc.
Il corrispettivo per l’acquisto delle azioni, pari a 684 milioni di euro (al prezzo di euro 0,2975 euro per azione) sarà finanziato mediante cassa disponibile. Un prezzo, quello pagato da Poste, inferiore a quello messo sul piatto nel novembre del 2021 da KKR che prospettava un’Opa amichevole pari a 0,505 euro per azione ordinaria o risparmio.
“In ogni caso, Poste Italiane non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie – spiega una nota -. L’operazione è sospensivamente condizionata alla notifica all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai sensi della disciplina sul controllo delle concentrazioni tra imprese”.
Un investimento di natura strategica
Nella nota diffusa ieri sera, si precisa che l’operazione rappresenta per Poste Italiane un investimento di natura strategica, realizzato con l’obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e Tim, nonché apportare valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltreché promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia.
Come precedentemente comunicato, è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay – società interamente controllata da Poste Italiane – all’infrastruttura di rete mobile di Tim a partire dal primo gennaio 2026. Inoltre, sono in corso valutazioni finalizzate all’avvio di partnership industriali volte a valorizzare le molteplici opportunità per la realizzazione di sinergie tra le due aziende nei settori della telefonia, dei servizi ICT e dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti, e dell’energia.
Vivendi lascia dopo quasi 10 anni
Una volta completata l’operazione con Poste, che è sospensivamente condizionata alla notifica all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai sensi della disciplina sul controllo delle concentrazioni tra imprese, Vivendi manterrà il 2,51% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto.
È quindi alle battute finali l’epoca francese di Tim, con Vivendi che “aveva manifestato in più occasioni l’intenzione di cedere la propria partecipazione in Tim a condizioni finanziarie favorevoli”.
Un’avventura durata quasi 10 anni. E’ nel giugno del 2025 che Vivendi diventa l’azionista di riferimento di Telecom Italia. All’epoca i transalpini detenevano il 14,9% delle azioni ordinarie di Telecom Italia diventando così l’azionista di riferimento al posto di Telefonica. “L’ingresso nel capitale di un’azienda italiana di primo piano rientra nella strategia di Vivendi di affermarsi in un paese che condivide la stessa cultura latina e identiche radici – si leggeva nella nota dei transalpini -. Tale investimento rappresenta un’opportunità per il Gruppo di essere presente e svilupparsi in un mercato con significative prospettive di crescita e una fortissima richiesta di contenuti di qualità”. Da allora e in più occasioni Vivendi ribadirà l’intenzione di “accompagnare Telecom Italia sul lungo periodo”.
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