chi investe e chi lascia i fondi inutilizzati

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L’Italia vanta un patrimonio forestale straordinario: oltre 11 milioni di ettari di boschi che coprono più di un terzo del territorio nazionale. Ma gestire questa ricchezza naturale non è affatto semplice. Cambiamenti climatici, incendi, dissesto idrogeologico e spopolamento delle aree montane minacciano ogni giorno la stabilità dei nostri ecosistemi. Ecco perché la Politica agricola comune (Pac) ha stanziato oltre 535 milioni di euro per il periodo 2023-2027, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare le foreste italiane. Dalla prevenzione degli incendi al sostegno delle imprese boschive, dal rimboschimento alle pratiche agroforestali, gli investimenti europei puntano a rendere il settore forestale più sostenibile e produttivo. Ma come vengono distribuiti questi fondi? Quali regioni stanno sfruttando meglio le risorse? E quali interventi fanno davvero la differenza sul territorio? In questo factsheet analizziamo dati, progetti e strategie che guidano la gestione delle foreste italiane nella cornice della nuova PAC. Un viaggio tra cifre, obiettivi e sfide per capire come l’Europa sta investendo nel nostro patrimonio boschivo.

I servizi ecosistemici delle foreste: una risorsa da proteggere

Le foreste non sono solo un polmone verde per l’ambiente, ma un sistema complesso che fornisce servizi ecosistemici fondamentali, come la regolazione del clima e dell’acqua tramite l’assorbimento del carbonio, la protezione contro l’erosione e il mantenimento delle riserve idriche. Sono inoltre un bacino di diodiversità. Offrono inoltre risorse economiche alle comunità, grazie a prodotti come legname, funghi, tartufi, miele, insieme alla biomassa utilizzata nella bioeconomia circolare. Infine c’è il valore socio-culturale che include il turismo sostenibile, il benessere e la qualità della vita nelle aree rurali.

Questi servizi, però, sono a rischio. Il cambiamento climatico sta accelerando i processi di degrado, rendendo le foreste più vulnerabili a incendi, siccità e attacchi di parassiti. Oggi circa il 6% delle superfici forestali europee è danneggiato da almeno uno di questi fattori. La frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici estremi, come tempeste e ondate di calore, stanno aumentando, con conseguenze dirette sulla crescita delle foreste e sulla loro distribuzione geografica. Il settore forestale si trova quindi a dover bilanciare esigenze spesso contrastanti: da un lato la necessità di sfruttare le risorse, dall’altro quella di proteggerle per garantire la loro sopravvivenza nel lungo periodo.

Le politiche forestali europee e la Pac: un quadro complesso

A differenza di agricoltura e pesca, le foreste non sono esplicitamente menzionate nei Trattati dell’Unione Europea, rientrando quindi sotto la gestione diretta dei singoli Stati membri. Tuttavia, negli anni, Bruxelles ha sviluppato un quadro normativo che integra la gestione forestale con altre politiche chiave, come la Strategia sulla biodiversità per il 2030 e il
Green Deal europeo. Qui entra in gioco la Pac, che negli ultimi decenni ha integrato il settore forestale tra le sue priorità, destinando risorse attraverso il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Oggi il 90% dei fondi UE per le foreste proviene proprio dalla Pac.

Come la Pac sostiene le foreste italiane

Il Piano Strategico della PAC 2023-2027 ha destinato 535 milioni di euro al settore forestale italiano, con interventi che spaziano dalla tutela ambientale agli investimenti produttivi. Tra le misure chiave troviamo sia interventi ambientali e di conservazione che investimenti destinati allo sviluppo economico.

Nella prima categoria rientrano:
* Pagamenti per impegni silvoambientali e climatici (35 milioni di euro), per chi adotta pratiche sostenibili.
* Sostegno alla forestazione e ai sistemi agroforestali (66 milioni di euro), per favorire il rimboschimento e le coltivazioni miste.
* Compensazioni per le aree Natura 2000 (8,7 milioni di euro), destinate ai proprietari di foreste vincolate da normative ambientali.
* Conservazione delle risorse genetiche forestali (8,7 milioni di euro), per proteggere la biodiversità.

Nella categoria degli investimenti troviamo:

* Impianti di forestazione su terreni agricoli e non agricoli (58 milioni di euro), per aumentare la copertura boschiva.
* Prevenzione e ripristino dei danni alle foreste (194 milioni di euro), una delle voci più importanti per fronteggiare incendi, tempeste e parassiti.
* Investimenti produttivi forestali (79 milioni di euro), per migliorare la gestione sostenibile del legname.
* Sostegno alle imprese boschive (10 milioni di euro), per favorire la creazione di nuove aziende nel settore.

L’approccio regionale

Il modello di gestione forestale della PAC italiana prevede una forte articolazione territoriale, con i singoli Complementi di Programmazione (CdP) delle Regioni che declinano le linee strategiche nazionali in funzione delle peculiarità locali. La presentazione fornisce dati specifici relativi alla spesa programmata e alle azioni attuate in ciascuna regione. Tra gli esempi più rilevanti si segnalano:

* Liguria, Lombardia e Toscana:
 con percentuali di spesa elevate (17,49% per la Liguria, 9,44% per Toscana e circa 5% per la Lombardia), queste regioni hanno attivato numerosi bandi, con impegni finanziari significativi destinati alla gestione e allo sviluppo delle risorse forestali.
* Veneto e Umbria:
 evidenziate da impegni importanti, il Veneto ha registrato una spesa impegnata superiore a 35 milioni di euro con contributi concessi di oltre 17,5 milioni, mentre l’Umbria ha puntato su investimenti mirati per rafforzare il patrimonio forestale regionale.
* Regioni a minore incidenza:
 alcune Regioni, come Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sicilia, mostrano percentuali inferiori, ma comunque strategiche per la gestione locale delle foreste, con bandi e investimenti studiati in base alle specifiche esigenze territoriali.

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A fronte di un impegno finanziario di oltre 535 milioni di euro, sorprende constatare che alcune Regioni italiane non abbiano ancora attivato alcun bando per il periodo 2023-2025, lasciando le risorse inutilizzate e il settore forestale senza il necessario supporto. Parliamo di Calabria, Lazio, Sicilia, Sardegna e Puglia, che pur avendo programmato fondi significativi per la gestione delle foreste, non hanno emesso nemmeno un bando, bloccando di fatto investimenti fondamentali per la tutela e lo sviluppo del patrimonio boschivo. A titolo di confronto, Regioni come il Veneto, la Lombardia e il Piemonte hanno già impegnato milioni di euro, con bandi attivi e risorse in fase di erogazione. Questo dimostra che il problema non è la disponibilità di fondi, ma la capacità amministrativa di utilizzarli tempestivamente.



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