Italiani più poveri, le proposte di Pensiero Popolare

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Attualità

di Cristiana Flaminio





Gli italiani si impoveriscono e, dopo il report Istat, arriva l’analisi di Pensiero Popolare Italiano che propone al governo di tendere la mano, in maniera concreta, alle famiglie con un occhio particolare alle spese riguardanti la casa e i figli. Si parte dallo scenario che è quello tratteggiato, appunto, dal rapporto dell’Istat sulle condizioni di vita degli italiani. Un’analisi che riferisce che poco meno di un quarto delle famiglie italiane sono a rischio esclusione sociale, a causa della perdita di potere d’acquisto, dell’erosione dei redditi delle famiglie. E che restituisce il quadro di un Paese in cui l’ascensore sociale s’è fermato e dove i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri restano a languire nelle ristrettezze e i divari territoriali restano tali e, a volte, invalicabili con il Sud dove quattro cittadini su dieci sono in pericolo di povertà. Il problema, secondo Pensiero Popolare Italiano, sta nel fatto che le misure finora messe in campo dal governo non hanno, evidentemente, sortito gli effetti sperati. Parte dai numeri, l’analisi di Ppi riportando, con Istat, che “nel 2023 il reddito medio annuo delle famiglie è aumentato in termini nominali del 4,2%, raggiungendo i 37.511 euro (circa 3.125 euro al mese). Tuttavia, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto dell’1,6% contraendo il reddito medio a 30.039 euro annui (2.503 euro al mese). Un divario significativo si evidenzia tra le diverse classi sociali: il 20% più ricco guadagna 5,5 volte più del 20% più povero, con un aumento rispetto al rapporto di 5,3 punti rispetto al 2022”. E dunque: “Le categorie più colpite sono i giovani soli (15,9%), le famiglie monogenitoriali (19,5%), i nuclei familiari con cinque o più componenti (33,5%) e i monogenitori con figli (32,1%). A livello territoriale, il Mezzogiorno registra il tasso più alto di persone a rischio (39,2%), mentre il Nord-est ha la percentuale più bassa (11,2%). Gli anziani soli sono particolarmente svantaggiati, con un reddito mediano annuo di soli 17.681 euro”.

La domanda dalle cento pistole è sempre la stessa: che fare? Una possibile soluzione, per Pensiero Popolare Italiano, sta nel supporto concreto alle famiglie. Ma prima, però, occorre capire se quanto messo in campo dal governo sia stato sufficiente. Fabio Desideri, segretario dell’organizzazione, ritiene che “un intervento legislativo che regolamenti in modo certo l’applicazione dei contratti collettivi a tutte le aziende di un determinato settore, con sanzioni per chi non li rispetta”. La soluzione del salario minimo, difatti, non convince Pensiero Popolare Italiano in quanto “sebbene garantisca una base di reddito dignitosa, ha dei limiti se applicato senza una visione strategica più ampia”. In particolare, Ppi avverte: “Se introdotto isolatamente, potrebbe distorcere il mercato del lavoro, penalizzare le piccole imprese e ridurre gli incentivi all’assunzione. Una soluzione più efficace potrebbe prevedere sussidi integrativi legati alla formazione continua e alla ricerca attiva di lavoro”. Nemmeno il taglio al cuneo fiscale convince fino in fondo Fabio Desideri secondo cui “senza una riforma strutturale che renda il taglio permanente e preveda sgravi anche per le aziende che assumono o alzano i salari, l’impatto positivo sarà limitato”. E fa, inoltre, notare un paradosso in tempi di salari bassi: “Oggi, esistono misure di decontribuzione per le assunzioni di giovani e categorie svantaggiate, manon ci sono incentivi diretti per chi aumenta gli stipendi”.

Un passaggio, quindi, sull’abolizione del reddito di cittadinanza e la contestuale introduzione dell’assegno di inclusione, più povero e più stringente in termini di vincoli, che “esclude molte famiglie in difficoltà come quelle senza figli e con persone disabili”. Per loro, secondo Ppi, sarebbe necessario “un sostegno integrativo per tutti coloro che, pur avendo un lavoro, non riescono a superare la soglia di povertà”.

Ma il pacchetto di proposte di Ppi contempla ulteriori interventi nell’ottica della concretezza. “Sul piano fiscale, Ppi propone la detassazione dei redditi da lavoro per famiglie con almeno due figli e una terza gravidanza in corso, con versamenti diretti all’erario da parte della Fondazione per ridurre il carico fiscale delle famiglie. Inoltre, PPI intende introdurre un’integrazione salariale per i lavoratori poveri che, pur avendo un’occupazione, non raggiungono la soglia di povertà”. Attenzione anche alle aziende con la proposta di incentivi per quelle che investono in formazione e che non temono di corrispondere “salari dignitosi” ai loro dipendenti. Desideri afferma che “la strategia proposta da Pensiero Popolare Italiano punta a un approccio strutturato e inclusivo, capace di garantire maggiore equità sociale e sostenere le famiglie nel lungo periodo”.


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