Giovani agricoltori? No studenti. Truffa da oltre 500mila euro

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Nei guai tre presunti imprenditori agricoli della provincia di Catanzaro che secondo le Fiamme Gialle hanno simulato il primo insediamento nelle aziende di famiglia per percepire i contributi Pac

Hanno beneficiato di contributi europei destinati all’agricoltura senza essere imprenditori agricoli attivi, bensì studenti. Con questa accusa la Procura regionale della Corte dei conti – Sezione giurisdizionale Calabria ha emesso tre atti di citazione a giudizio nei confronti di altrettanti teorici imprenditori agricoli calabresi, a cui viene contestato un danno erariale complessivamente superiore al mezzo milione di euro. Gli accertamenti, eseguiti dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria Catanzaro, coordinati dal procuratore regionale per la Corte dei conti Romeo Ermenegildo Palma eseguiti dal sostituto procuratore Gianpiero Madeo, avrebbero permesso di ricostruire la responsabilità erariale a carico di Nicola L. (26 anni di Sellia Marina), Ivan M. (27 anni di Cicala) e Gabriele R. (34 anni di Catanzaro).

Primo insediamento simulato

Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle hanno portato alla luce irregolarità nell’assegnazione di fondi Psr e Pac erogati dalla Regione Calabria, in danno del bilancio dell’Unione europea. I Finanzieri, in particolare, avrebbero accertato che le risorse, finalizzate al sostegno di giovani agricoltori per l’avvio delle attività agricole e al ricambio generazionale, erano state destinate ai tre che sarebbero risultati privi dei requisiti previsti, in quanto, in realtà, non erano agricoltori attivi ma studenti universitari fuori sede, peraltro in località distanti da quelle di ubicazione dei terreni, nel catanzarese. Di fatto i tre hanno simulato il primo insediamento nelle aziende agricole di famiglia per percepire i contributi a fondo perduto previsti dalla Pac.

Sulla base degli elementi raccolti, la Corte dei conti – Procura regionale presso la Sezione giurisdizionale per la Calabria, ha contestato loro un danno erariale pari a oltre 526.000 euro, oltre agli accessori di legge e alle spese digiustizia.





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