“Il piano ha un vizio di origine. Qui la rapidità è obbligatoria”

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Napoli sta affrontando una fase cruciale di trasformazione grazie ai fondi del Pnrr. Un’opportunità irripetibile per la città, ma anche una sfida amministrativa e gestionale senza precedenti. Ne abbiamo parlato con Maria Grazia Falciatore, capo di Gabinetto del sindaco di Napoli, per capire a che punto siamo, quali ostacoli si stanno affrontando e come pubblico e privato possano collaborare per un cambiamento duraturo.

Quali sono i principali progetti finanziati dal Pnrr che ritiene possano avere il maggiore impatto per Napoli?
«Abbiamo in corso 88 progetti tra Pnrr e Programma complementare, per un totale di 908 milioni di euro. I più importanti riguardano la riqualificazione delle periferie: Vele di Scampia, Taverna del Ferro e Ponticelli, dove i cantieri sono già attivi. Altro progetto simbolo è l’Albergo dei Poveri, con 133 milioni di euro per trasformarlo in un polo culturale con museo, public library e residenza universitaria. Si tratta di progetti che ridisegnano la città, con interventi che non si fermano alla struttura, ma guardano alla fruizione futura».

Quali ostacoli avete incontrato e come li state gestendo?
«I tempi autorizzativi e la complessità delle procedure sono le sfide principali. Per affrontarle abbiamo adottato cabine di regia coinvolgendo tutti i soggetti fin dall’inizio, per semplificare e velocizzare i processi. In particolare, stiamo lavorando con la sovrintendenza e con enti locali in un’ottica di dialogo costante, anticipando eventuali criticità».

In cosa il Pnrr si distingue dai fondi europei gestiti in passato?
«Il Pnrr ha un vizio di origine: la mancanza di concertazione con gli enti locali. I Comuni sono stati beneficiari, non co-progettisti. Tuttavia, la rigidità di tempi e obiettivi ha spinto verso una maggiore efficienza amministrativa. I fondi europei Fesr, ad esempio, prevedevano concertazioni lunghe, qui invece la rapidità è obbligatoria».

Come avete disciplinato il rapporto con il privato?
«Abbiamo creato un ufficio dedicato ai partenariati pubblico-privati e formato i dirigenti. Oggi stanno partendo collaborazioni su progetti come il Palazzetto dello Sport, l’Ippodromo di Agnano e Piazza Garibaldi. È un processo che si sta strutturando, anche attraverso momenti formativi interni per rendere la macchina amministrativa più pronta».

Le imprese napoletane stanno cogliendo le opportunità del Pnrr?
«In parte sì, ma serve ancora supporto. Stiamo lavorando per favorire il dialogo e accompagnare le imprese, anche quelle più piccole, nel cogliere le opportunità. Il sistema imprenditoriale locale sta iniziando a rispondere, ma c’è ancora un percorso di crescita».

Quali saranno i criteri per misurare il successo dei progetti?
«Ogni progetto ha indicatori precisi: numero di visitatori, fruizione, gestione sostenibile. Ma senza risorse ordinarie per i servizi, rischiamo infrastrutture senza continuità. Per questo lavoriamo in sinergia con fondi nazionali e regionali complementari».

Qual è il peso dell’innovazione nei progetti?
«È fondamentale. Stiamo lavorando sulla digitalizzazione, sulla smart mobility e sulla Casa delle Tecnologie emergenti, dove metaverso, Intelligenza Artificiale e storytelling supportano cultura e artigianato. Abbiamo investito anche in piattaforme digitali per la partecipazione civica, come il progetto Napoli Progetta».

Il Pnrr può aiutare i giovani a restare a Napoli?
«Sì, se si creano spazi che uniscono cultura, innovazione e formazione, come l’Albergo dei Poveri. Luoghi vissuti e contaminati da competenze diverse possono offrire reali opportunità. Il collegamento tra formazione, arte, impresa e tecnologia può diventare un motore per trattenere talenti».

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