Riarmo europeo, produzione di autoveicoli militari a Termini Imerese? L’ipotesi che divide la politica in Sicilia

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“Se da un lato il governo nazionale afferma che non saranno toccati i fondi della politica di coesione per il riarmo europeo, veniamo a sapere dall’incontro pubblico che si è tenuto ieri tra il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Raffaele Fitto e il presidente della Regione Renato Schifani che il sito di Termini Imerese diventerebbe un sito di produzione di autoveicoli militari, mentre restano ancora fumose le intenzioni sull’impiego di risorse 2021-2027 per le vere criticità dell’isola, come emergenza idrica, dissesto idrogeologico ed energia”. A dirlo sono i parlamentari M5S Luigi Sunseri (Ars) e Ketty Damante (Senato) all’indomani dell’incontro sui fondi di coesione che si è svolto giovedì scorso a Villa Igiea.

Ue, il commissario Fitto a Palermo: “Ai governi la scelta sull’uso dei fondi di coesione per la difesa”

“I fondi strutturali europei destinati alla Sicilia rappresentano un’opportunità fondamentale per lo sviluppo economico e sociale della nostra regione. È inaccettabile che queste risorse, pensate per migliorare la qualità della vita dei cittadini siciliani, possano essere dirottate verso spese militari o progetti non direttamente connessi alla crescita del territorio”, affermano Sunseri e Damante. 

Di tenore diverso le dichiarazioni di Nino Minardo, presidente della commissione Difesa della Camera dei deputati: “I fondi coesione devono essere impiegati per ridurre le disparità economiche tra le regioni italiane ma ciò non toglie che serva uno sforzo per creare le condizioni per un possibile sviluppo in Sicilia di un ecosistema adatto alle industrie della Difesa”. Secondo Minardo “l’industria della difesa in Italia vive un momento di forte espansione e rappresenta un settore strategico per l’economia, l’innovazione e l’occupazione qualificata. Non si tratta banalmente di produrre armi in Sicilia ma di creare le condizioni adatte per consentire alle industrie di questo comparto di investire in Sicilia al fine di incidere  sul territorio con ricadute occupazionali e la promozione dell’innovazione tecnologica e le relazioni con il mondo dell’università e della ricerca”.

Il presidente della commissione Difesa ricorda inoltre che “alcune grandi industria del comparto Difesa come Leonardo e Fincantieri lavorano già in Sicilia ma serve sviluppare una strategia per consentire di fare di più, di dare più spazio alla cybersicurezza e alla cyberdefence e di beneficiare degli sviluppi dual-use delle nuove tecnologie”.



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