Pisa, un negozio su cinque ha chiuso. Reggono le attività turistiche

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Pisa Una morìa. È difficile definire diversamente l’andamento dei negozi al dettaglio negli ultimi 12 anni a Pisa: sono 254 le attività che hanno chiuso dal 2012. Il che significa il 20% in meno (un’attività su cinque), con una media di 22 attività perse ogni anno. La flessione è più contenuta se ci si focalizza sul centro storico, che che segna 18 attività in meno in meno dal 2012. È quanto emerge dalla decima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa delle città italiane realizzato a livello nazionale da Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne, che ha fornito i dati sui quali si è sviluppato lo studio.

Continuando a indagare all’interno delle tabelle, si conferma il calo delle attività ambulanti (-16 per cento dal 2012 al 2024), ma soffre anche la media e grande distribuzione (-50 per cento), insieme a negozi di tessili, prodotti per la casa e ferramenta (- 41 per cento). Per quanto riguarda gli alimentari, sono passati da 146 a 131 (meno 10 per cento).

Un quadro che cambia radicalmente se si considerao alberhi, bar e ristoranti.

Gli alberghi e i servizi di alloggio sono infatti quasi raddoppiati: erano 130 nel 2012, sono 245 (più 88%) nel 2024. C’è però una ,arcata differenza tra gli alberghi (che si mantengono stabili) e le altre forme di alloggio, come case per vacanze, bed and breakfast e residence che aumentano da 72 a 189 (più 162 per cento).

Tiene la ristorazione, che vede il 10 per cento delle attività in più rispetto al 2012, mentre soffrono i bar, calati del 22 per cento sull’intero territorio comunale negli ultimi dieci anni.

«Questi numeri ci mostrano purtroppo come la desertificazione commerciale stia continuando implacabilmente a rappresentare un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani – commenta il direttore generale di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli –. Un fenomeno che va assolutamente contrastato, anche con progetti di riqualificazione urbana che consentano di mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività. Ovviamente la sola riqualificazione non può essere sufficiente se non accompagnata da concrete politiche di sostegno e valorizzazione dei negozi, con particolare attenzione ai negozi storici. Parliamo di interventi puntuali e ormai non più rinviabili che possano garantire la sostenibilità economica delle attività, come deducibilità sui costi di affitto, abbattimento delle aliquote fiscali, drastica riduzione delle imposte locali, come Imu, Tari, Cosap, oltre a incentivi per le nuove aperture e sgravi per quelle esistenti, sostegni per l’imprenditoria giovanile e le imprese femminili».

Secondo Pieragnoli «i negozi di vicinato rappresentano un patrimonio economico, culturale e di relazioni inestimabile. Non svolgono solamente un’attività commerciale, ma anche un fondamentale presidio di socialità per le nostre strade e le nostre piazze. Stiamo parlando di realtà che non possono prescindere da significativi aiuti economici e da una seria e fattiva politica di sgravi e incentivi. Pisa conferma che le maggiori criticità si registrano soprattutto in periferia, mentre almeno quantitativamente il centro storico tiene, anche se complessivamente la riduzione del commercio al dettaglio segna un arretramento del 20% rispetto al 2012, con un -19% dei negozi tradizionali. A risollevare le sorti si conferma il comparto turistico e dell’accoglienza, con tendenze in crescita di lungo corso, anche se il comparto dei bar mostra una progressiva flessione. Senza aiuti e sostegni le insegne sono destinate a spegnersi definitivamente».l

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