Anziché un riarmo europeo, dovremmo usare gli investimenti in difesa per fare buona innovazione

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L’energia è un tema fondamentale perché l’Europa, così come si è affidata agli Stati Uniti per le risorse militari, si è anche affidata a terzi (la Russia in particolare) per le forniture energetiche. Pertanto la ricerca di una nuova indipendenza sulla difesa non può prescindere da investimenti in campo energetico, anche perché oggi i costi dell’energia in Europa sono troppo alti per potere pensare di sviluppare il piano di riarmo in modo efficace.

Qui intervengono scelte politiche e sociali a partire, per esempio, da un ritorno convinto e deciso, almeno per l’Italia, all’adozione dell’energia nucleare: quella a fissione di nuova generazione in primis e, in prospettiva, quella a fusione, ambito in cui è proprio l’Europa ad avere la leadership globale al momento. Anche se, va detto, la Cina sta accelerando in questo ambito di ricerca.

Le industrie, le fabbriche, sono l’altro elemento che va rafforzato: se da un lato la capacità industriale europea è minacciata dalle nuove dinamiche del mercato globale (si pensi all’industria dell’automobile), dall’altro ciò libera risorse industriali che possono essere riconvertite riattivando così un processo di industrializzazione di nuova generazione, arricchito anche dall’innovazione: si pensi, per esempio, alla manifattura additiva (stampa 3D) per esempio, che può creare competenze e posti di lavoro e che, in prospettiva può specializzarsi in quelle componenti caratterizzate appunto dal dual-use.

Naturalmente industria ed energia sono legate a doppio filo: senza la disponibilità di capacità energetica a costi competitivi è di fatto quasi impossibile fare ripartire il processo industriale, e senza di esso altrettanto impossibile dare concretezza al progetto continentale di riarmo.

L’importanza delle infrastrutture

Le infrastrutture sono l’altro elemento critico, perché non ci può essere un progetto di difesa che non tenga in conto anche gli aspetti logistici che sono elemento chiave in caso di interventi sul campo. Le infrastrutture europee mancano di coordinamento e di omogeneità strutturale, cosa che ne impedisce il pieno utilizzo integrato.

Anche qui, però, è proprio l’innovazione tecnologica che può essere di grande aiuto: ci sono startup che stanno sviluppando software che consentono di coordinare l’azione di droni aerei, marini e terrestri di diversi costruttori o che sviluppanor algoritmi per consentire ai radar di diventare molto più simili a telecamere, capaci quindi non solo di rilevare gli oggetti ma anche di riconoscerli e classificarli. Ci possono, poi, essere aziende innovative che aiutano a risolvere i problemi infrastrutturali anche se, naturalmente, la cosa dovrà essere accompagnata da un piano di rinnovamento che consenta per esempio ai treni di viaggiare in tutto il continente senza problemi.



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