“Il mondo è cambiato. Ora la Banca europea non avrà più limiti a finanziare tecnologie di difesa”

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“Il mondo è cambiato. E non lo abbiamo voluto noi. Gli operatori in economia sanno che ci saranno più tensioni geopolitiche. In questo quadro gli investimenti in difesa sono fondamentali. E oggi gli investimenti in difesa sono soprattutto investimenti in nuove tecnologie. Noi come Banca europea faremo la nostra parte”. Gelsomina Vigliotti è vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (BEI) dal 2021. La banca che, per statuto, presta soldi a governi e imprese per fare cose che migliorano la vita dei cittadini europei. Finora tra i suoi compiti non c’era quello di finanziare la difesa. Non in modo diretto e senza paletti perlomeno. Ma il quadro geopolitico è cambiato. La Russia in Ucraina ha fatto percepire all’Europa una minaccia diretta ai propri confini. E il miglioramento della vita dei cittadini oggi passa anche per la difesa: di territori, nazioni e libertà conquistate. La BEI sta cambiando. È già cambiata. Come sono già cambiati gli indirizzi e le strategie di investimento.

Vigliotti, il mondo sta cambiando: come sta cambiando la Banca europea?

“In realtà dobbiamo chiarire un punto: non è che la BEI non abbia mai finanziato la difesa, ma lo ha fatto con criteri stringenti. In particolare, quello di dual use: finanziare aziende che progettano tecnologie applicabili sia in ambito civile che militare. Prima, era richiesto che almeno il 50% dei proventi derivasse da tecnologie non militari, una percentuale che abbiamo già abbassato l’anno scorso per aumentare ulteriormente il nostro sostegno. Questa settimana chiederemo al consiglio di amministrazione di rimuovere il concetto di dual use, per investire in apparecchiature di alta tecnologia innovative e sostenere progetti di difesa e sicurezza. La Bei segue l’indirizzo politico dell’Unione europea. Supporta gli obiettivi politici della Ue. E oggi gli investimenti in difesa sono diventati fondamentali, faremo la nostra parte per le urgenze europee.”

Quali progetti finanziate?

“Parliamo di basi e caserme militari, centri di addestramento, magazzini e depositi militari, nonché della produzione di attrezzature, inclusi elicotteri e droni per la sorveglianza e il controllo delle frontiere, oltre che a progetti legati alla sicurezza biologica e informatica, radar, spazio, sicurezza sottomarina, infrastrutture critiche come i cavi sottomarini e interventi all’avanguardia, dove l’innovazione è protagonista. Ad esempio, abbiamo in pipeline un progetto che prevede la costruzione di una caserma per l’esercito tedesco in Lituania. Prima non si poteva fare ma, se il Board del 21 marzo approva la nostra richiesta, questo progetto sarà ammissibile per i criteri BEI. Finanziamo progetti che rappresentano una frontiera tecnologica.”

In che modo la BEI si farà carico dei finanziamenti in tecnologie della difesa?

“La BEI ha obiettivi verticali e trasversali: i primi sono innovazione, energia, infrastrutture sostenibili e supporto alle Pmi. Gli obiettivi trasversali invece sono la coesione territoriale, il clima e ora la difesa. Questo vuol dire che non ci sarà più un tetto massimo né percentuali di cui tenere conto per finanziare la difesa e sicurezza. Per il prossimo anno, prevediamo di raddoppiare gli investimenti per questo settore, passando da uno a due miliardi. Vediamoottime prospettive per fare investimenti che siano anche cross-border”.

Quanto finanzia ogni anno la BEI?

“Il nostro ultimo piano prevede 95 miliardi di investimenti nel 2025″.

E quanto di questo andrà in difesa?

“Per quanto riguarda la difesa, l’anno scorso abbiamo raddoppiato i nostri finanziamenti arrivando ad un miliardo di euro e prevediamo un ulteriore raddoppio quest’anno”.

I vostri azionisti sono i 27 membri dell’Ue. I principali sono Germania, Francia, Italia e Spagna. La vostra natura e i vostri obiettivi prevedono dei limiti alla vostra azione di finanziamento?

“Io non parlerei di limiti quantitativi. La BEI, ripeto, farà la sua parte per le urgenze europee. I nostri clienti sono amministrazioni pubbliche, grandi imprese, ma anche tutte le PMI e le startup che sono nella catena del valore dell’industria della difesa. Attraverso il FEI (Fondo europeo per gli investimenti, parte del Gruppo BEI) andremo a supportare l’accesso al credito delle PMI per svilupparsi, in ogni ambito possibile. Poi siamo un istituto che ha la tripla A (il massimo dell’affidabilità possibile) da parte delle principali agenzie di rating. È fondamentale mantenerla perché ci consente di prendere risorse dal mercato al miglior prezzo, per poi passare questo vantaggio finanziario ai beneficiari finali”.

A parte il finanziamento ad aziende innovative, che altro potete finanziare nel campo della difesa?

“Nel mondo della difesa ci sono diversi progetti e iniziative che si possono sostenere. I finanziamenti necessari sono enormi. Al momento, il territorio Ue non sta subendo attacchi, ma ad esempio i droni sono sicuramente necessari per la difesa delle frontiere.

Un cambio di approccio che si traduce anche in un cambiamento culturale più ampio, in cui parlare di difesa non è più un tabù?

“L’Europa è nata su una promessa di pace. Oggi qualcosa è cambiato. Il mondo è cambiato. Ed è cambiata anche l’industria della difesa, con più tecnologie avanzate a supporto dell’azione militare. Noi abbiamo dovuto rivedere i nostri limiti. Molte cose che prima non erano eleggibili ora lo sono. È questa la nuova prospettiva con cui ci dobbiamo confrontare”.



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